L’insieme dei rapporti che intercorrono tra la letteratura e lo spettacolo da un lato, e la scrittura epistolare dall’altro, si configura come un campo di studi complesso e intensamente produttivo. Dal codice epistolare, infatti, la letteratura ha attinto in maniera sistematica, attraverso la creazione di generi specifici.

Ma non solo: posta l’intrinseca apertura dell’epistolarità ad «uno spazio di finzione che è […], almeno potenzialmente, letterario» (MAGRO 2014), autori e autrici di testi letterari non-epistolari hanno prelevato da quel repertorio secolare termini, costrutti e schemi, adattandoli alle loro particolari esigenze espressive e dando origine a contaminazioni e ibridazioni di codici, modelli e stili. I rapporti con la sotterranea e caotica oralità del codice epistolare (CHION 2013) influenzano inoltre la diegesi filmica e assumono rilevanza nelle drammaturgie multimediali del XX secolo e contemporanee.

Nel contesto italiano, tra gli esempi letterari più storicamente significativi si segnalano l’epistola in versi, che da Dante e Petrarca giunge almeno fino a Gozzano, e il romanzo epistolare, culminante nell’Ortis, ma con esempi ‘ovidiani’ già in Boccaccio e in autori cinque-secenteschi. È durante l’Ottocento, tuttavia, che si verifica un mutamento di rilievo: le epistole, non più composte in vista della pubblicazione, divengono gradualmente un prodotto privato ed estremamente intimo (Matt 2014). Alla conseguente scomparsa dell’epistolario letterario, erede del libro di lettere cinquecentesco, sopperisce il dialogo proficuo che la lettera instaura con altri generi. In ambito narrativo, si rileva non solo il perdurare dei moduli del romanzo epistolare (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis; Verga, Storia di una capinera), ma anche l’inserzione della corrispondenza privata nel romanzo (D’Annunzio, Piacere e Trionfo della morte). Tracce inattese del codice epistolare si rinvengono poi in testi di polemica letteraria (Berchet, Lettera semiseria; Manzoni, Sul Romanticismo), nel melodramma (Puccini, Tosca) e perfino nel saggio: qui basti ricordare – oltre alla celeberrima Lettre à M. C*** – le due lettere leopardiane al Giordani di argomento filologico e le Regole di metrica neoclassica di Pascoli, precedute da una Lettera a Giuseppe Chiarini, che sviluppa in forma di epistola i contenuti del trattato.

Nel Novecento, le contaminazioni si moltiplicano. Spicca, ad esempio, la singolare mescolanza di tipologie testuali e linguaggi attuata da Fortini all’interno di opere magmatiche come Un giorno o l’altro o Attraverso Pasolini. Nelle lettere fittizie presenti in Rinascimento privato di Bellonci è invece possibile leggere un tentativo di rielaborazione dell’eredità epistolare. In campo spettacolare, i numerosi adattamenti scenici di epistolari e romanzi epistolari hanno dato vita sia a rielaborazioni della tradizione, sia a creazioni originali. La poesia novecentesca, dal canto suo, si è mostrata particolarmente ricettiva alle possibilità creative ed espressive offerte non solo dalle lettere stricto sensu – ben sintetizzate dal verso di Erba: «si va dal “caro” alla firma» –, ma anche da una tipologia documentaria già ottocentesca: la cartolina. La testualità frammentaria di questo tipo di documento viene strutturalmente assimilata, ad esempio, dalla poesia sperimentale di Sanguineti, specialmente in Postkarten. Di forme e moduli epistolari si avvalgono poi emblematicamente alcuni testi lirici scritti in mortem: si pensi all’incipit caproniano «Caro Pier Paolo / il bene che ci volevamo / ‒ lo sai ‒ era puro».

Dalle lettere e dalle cartoline, sull’onda dei fenomeni che orbitano intorno alla «neoepistolarità tecnologica» (Antonelli 2016), si arriva infine alle e-mail e alla messaggistica istantanea della contemporaneità. Si pensi, in particolare, ai testi raccolti nella sezione Short Message Service, compresa nel Faldone zero-venti (2012) di Vincenzo Ostuni. In questo contesto, all’interno degli studi sull’interazione tra performance e digitale, si inseriscono le chat performance (Monteverdi 2006) o «teatro-chat» (Paracchini 1996). Nel testo spettacolare e performativo, le strategie discorsive di natura epistolare sono state adottate sul piano linguistico, drammaturgico e strutturale; così in numerose opere cinematografiche, come Alaska (Cupellini 2015). Nel teatro di narrazione (Fabbrica. Racconto teatrale in forma di lettera di Ascanio Celestini), o nelle performance a dimensione autobiografica, la lettera rappresenta, sia sul piano strutturale che su quello scenico, un elemento di «scrittura del Sé» dotato di funzione documentaria e memoriale, in grado di intercettare la riflessione su tali fenomeni tra arti visive e performative. Anche nel contesto cinematografico, l’uso di documenti di natura diaristico-epistolare ha importanti finalità memoriali, come accade in Un’ora sola ti vorrei (Marazzi 2002).

A partire da questi spunti, le dottorande e i dottorandi del curriculum di Filologia moderna del Dottorato in Scienze del testo letterario e musicale dell’Università degli Studi di Pavia propongono un convegno sugli intrecci originali, dall’Ottocento a oggi, tra scrittura epistolare e letteratura e spettacolo, con particolare attenzione alle modalità con le quali i testi letterari, scenici e filmici – circoscritti all’ambito italiano – si appropriano della forma-lettera e della grammatica del linguaggio epistolare.

Il convegno, che rappresenta il quinto appuntamento della serie di conferenze organizzate dalle allieve e dagli allievi del curriculum di Filologia moderna del dottorato in Scienze del testo letterario e musicale dell’Università degli Studi di Pavia, si terrà a Pavia nel giugno 2023 e sarà strutturato in due giornate, ciascuna introdotta da un keynote speech, presso le aule storiche dell’Università.

Dottorandi/e e giovani ricercatori/ricercatrici sono cordialmente invitati/e a partecipare con un intervento originale e inedito della durata di circa 20 minuti.

Si suggeriscono, pertanto, i seguenti spunti di indagine:

  • Rimodulazione originale, nella letteratura e nello spettacolo, di elementi linguistici, pragmatici, testuali e paratestuali riconducibili alla scrittura e alla formularità delle lettere.
  • Spie e tracce di epistolarità e neoepistolarità all’interno di testi letterari non-epistolari e nella canzone d’autore.
  • Forme di contaminazione e ibridazione strutturali tra scrittura artistica e scrittura epistolare.
  • Rielaborazioni dell’eredità della tradizione epistolare.
    Interpretazioni originali del romanzo epistolare e tentativi di rivitalizzazione moderna del genere.
  • Struttura, linguaggio e funzioni del codice epistolare nelle opere cinematografiche, teatrali e performative.

Le persone interessate possono inviare un abstract di non più di 300 parole e una breve nota bio-bibliografica (nome, cognome, affiliazione accademica e contatti) all’indirizzo dottorandi.fm@unipv.it entro il 28 febbraio 2023. Le proposte verranno valutate e selezionate entro la fine di marzo. È prevista la pubblicazione degli atti.

Comitato scientifico:

  • Docenti: Giuseppe Antonelli, Pietro Benzoni, Federico Francucci, Gianfranca Lavezzi, Giorgio Panizza, Rossano Pestarino, Federica Villa.
  • Dottorandi/e: Luca Ballati, Susanna Bandi, Francesco Cerulo, Alice Dacarro, Roberto Galleran, Noemi Nagy, Irene Soldati, Lies Verbaere, Raffaele Vitolo.
[Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay]
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