Il Vice-presidente di Regione Lombardia e Assessore per la Ricerca Fabrizio Sala ha annunciato alla mezzanotte di domenica 6 ottobre 2019 i vincitori della Call “Hub Ricerca e Innovazione” di Regione Lombardia che finanzia progetti d’eccellenza e che vede presenti anche due progetti che coinvolgono l’Università di Pavia.

Il primo è il progetto “CE4WE (Circular Economy for Water and Energy)” di cui è capofila l’Università di Pavia ed è referente il prof. Andrea Di Giulio del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente.

Il secondo è il progetto “DSF (Digital Smart Fluidics)” di cui è referente per l’Ateneo il prof. Ferdinando Auricchio del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura.

Un grande successo per l’Università di Pavia, nel segno dell’innovazione e del dialogo fra Ateneo e imprese. La Call “Hub Ricerca e Innovazione” è uno dei principali bandi di Regione Lombardia, per cui la giunta regionale ha stanziato 114 milioni di contributi a fondo perduto.

I progetti presentati per il bando sono stati complessivamente 78, di questi solo 33 sono risultati idonei al finanziamento, significa cioè che hanno raggiunto un punteggio minimo di 85/100, secondo la valutazione di una commissione indipendente. Il bando “Call Hub” punta a selezionare progetti con altissimo tasso di innovazione e insieme capaci di rispondere a bisogni dei cittadini e del territorio, nell’ottica del trasferimento tecnologico da tempo promosso da Regione Lombardia.

Vediamo nel dettaglio i due progetti pavesi.

Uno dei più grandi temi del momento che riguarda tutto il pianeta – ossia la trasformazione dei rifiuti in energia – è al centro del progetto coordinato dal professor Andrea Di Giulio, del Dipartimento di Scienza della terra e dell’Ambiente, primo classificato nella categoria “Sostenibilità”.

Il progetto “CE4WE – Circular economy for Water and Energy” (Approvvigionamento energetico e gestione della risorsa idrica nell’ottica dell’Economia Circolare) è appunto volto a massimizzare l’uso degli scarti della produzione dell’acqua per ottenere energia. Come? I fanghi di depurazione degli impianti idrici sono uno dei problemi di cui spesso si sente parlare, per le difficoltà dovute al loro smaltimento, e dunque si stanno sviluppando tecnologie altamente promettenti per la produzione “green” di energia da biocombustibili ottenuti anche da questi prodotti di scarto. Per fare ciò, si parte da una analisi del ciclo dell’acqua, valutandone gli impatti sull’agricoltura e i possibili miglioramenti. Poi si passerà a testare tecniche nuove e a ottimizzare quelle già esistenti sia per ridurre questi fanghi, sia per poter estrarre da essi biocarburanti e biogas.

Per questo motivo il team coordinato dall’Università di Pavia è rilevante: 104 persone, di cui 73 ricercatori da 8 Dipartimenti e dal Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Acque dell’Ateneo, a cui si aggiungono le persone degli altri partner, tutti di altissimo profilo. Si tratta infatti di ENI, CAP Holding (leader lombardo dei servizi idrici e quarto operatore nazionale); A2A Sistemi idrici; Neorurale Hub di Giussago; e MOGU, azienda specializzata in trasformazioni di materiali di scarto. Anche i numeri sono di tutto rispetto: il progetto ha un costo complessivo di oltre 8 milioni di euro, di cui circa 3,3 milioni sono finanziati dalla Regione. Di questi, circa 2 milioni sono destinati all’Università di Pavia, anche se la cifra esatta si saprà dopo la fase di negoziazione con la Regione. Il progetto, che inizierà a gennaio, avrà una durata di 30 mesi.

Il secondo progetto risultato vincitore vede l’Università di Pavia come partner privilegiato di un gruppo di imprese coordinato da Fluid-o-Tech, azienda leader nella progettazione e produzione di pompe volumetriche e sistemi per la gestione dei fluidi. Il titolo del progetto è “Fluidica Digitale per le Scienze della Vita”: in altre parole si tratta di ridurre i costi e i tempi delle terapie infusionali (sia in ospedale sia domiciliari), attraverso sistemi di personalizzazione e di controllo remoto. Un processo non solo tecnologico, ma che coinvolge direttamente i pazienti attraverso l’uso di interfacce interattive, per renderli consapevoli in tempo reale delle proprie terapie in atto.

Ferdinando Auricchio, professore di Scienza delle Costruzioni, coordinatore del gruppo di Meccanica Computazionale e Materiali Avanzati dell’Università di Pavia (Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura), sarà il referente per l’Ateneo. Infatti il progetto prevede azioni molto specifiche nel settore, come la miniaturizzazione dei componenti o uso di elettronica per il controllo integrato dei dispositivi, così da garantire rapidità ed efficienza al sistema, sia dentro gli ospedali sia per le cure a casa. Il Policlinico San Matteo sarà il centro pilota dove poter utilizzare le nuove utili tecnologie a controllo remoto.

I partner del progetto sono, oltre al capofila Fluid-o-Tech e all’Università di Pavia, la Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, le aziende MC2; SIDAM; PRIMA LAB.

I numeri: sono 21 le persone dell’Università di Pavia impegnate nel progetto, prevalentemente ricercatori del CHT (Centre for Health and Technology). Il budget totale si aggira intorno ai 7,7 milioni di euro, di cui circa un milione giungerà all’Università di Pavia.

L’Università di Pavia è coinvolta anche in un terzo progetto, chiamato “Re-Hub-ility” come sotto-contraente, cioè come consulente indicato dal capofila, che nel caso specifico è l’ICS Maugeri. Si tratta del Dipartimento di Dipartimento di Ingegneria industriale e dell’informazione che, sotto la guida del professor Riccardo Bellazzi, fornirà competenza scientifica sull’utilizzo di tecnologie di Intelligenza Artificiale nella riabilitazione.

La lista completa dei progetti selezionati: Progetti Ammessi Hub Ricerca e Innovazione

Guarda il video in cui vengono comunicati i vincitori:

Link al bando

Leggi l’articolo pubblicato sulla “Provincia Pavese”: Articolo La Provincia Pavese_2019_10_08

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