Nell’ambito del ciclo “I giovedì del Collegio Cairoli”, giovedì 11 ottobre 2018, alle ore 18.00, nell’Aula Magna del Collegio Fratelli Cairoli (Piazza Cairoli, 1), il relatore Prof. Alberto Giannetti, Professore Emerito di Dermatologia presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, terrà una conferenza dal titolo “La Pelle.0: alimentazione, colore, tecniche non invasive”.
Il relatore sarà presentato dal Prof. Enrico Oddone, Presidente Associazione Alunni Collegio Fratelli Cairoli.
Il passaggio dalle conoscenze cliniche, istologiche e cellulari a quelle molecolari caratterizza anche la dermatologia.0. Genetica molecolare, terapia genica, cellule staminali rappresentano i progressi più rilevanti nella biologia, fisiologia della pelle e nelle applicazioni diagnostico-terapeutiche delle malattie dermatologiche.
Nuovi aspetti del sapere.0 hanno investito anche settori molto “popolari” come i rapporti tra intestino, pelle e altri organi, ad esempio il cervello: l’enorme numero di fibre nervose e neuroni nell’intestino rappresenta la base più semplice della definizione dell’intestino come “secondo cervello”. Le strette relazioni cliniche tra alcune malattie intestinali e cutanee introduce il problema del ruolo dell’alimentazione e di determinati cibi nello sviluppo e nell’evoluzione di alcune malattie allergiche e non, richiamando tra l’altro le funzioni immunitarie fondamentali localizzate nell’intestino.
La scoperta sempre più raffinata del microbiota intestinale con oltre 100.000 miliardi di cellule (10 volte di più delle cellule del corpo umano) e dei loro geni, le sue variazioni nel corso della vita, del tipo di alimentazione, le sue alterazioni o disbiosi, sono ritenute causa di alcune malattie cutanee e aspetti dell’invecchiamento.
La cute è abitata in condizioni di normalità da una altrettanto impressionante quantità e varietà di microbi (e di funghi e virus): il microbiota cutaneo, con composizione variabile a seconda del distretto cutaneo, dell’età e, sia pure in modo più limitato, dell’alimentazione. Svolge funzione prevalentemente difensiva, contribuendo a mantenere integra la barriera cutanea nei confronti di germi patogeni.
I colori della pelle.
Nell’uomo la pigmentazione cutanea è dovuta alla formazione delle melanine, alla loro quantità, al tipo e alla distribuzione a livello dell’epidermide, anche se la colorazione finale può essere modificata da fenomeni di riflessione e diffusione o dalla presenza di altri pigmenti di natura diversa, occasionalmente presenti nella pelle. Le melanine si formano in cellule specializzate, i melanociti (derivanti dai melanoblasti embrionali), che si trovano nell’epidermide, nei bulbi piliferi, nell’occhio, nelle membrane mucose, nell’orecchio interno e nelle leptomeningi. Un processo biochimico complesso porta alla sintesi di due principali (ma non unici) tipi di melanine: le eumelanine di colore nero o bruno-scuro e le feomelanine di colorito giallo-arancio o rosso scuro. Le melanine vengono incorporate in organelli specializzati (melanosomi), dal cui stadio di sviluppo, grandezza e distribuzione dipende il colore della pelle e dei peli. I melanosomi vengono trasferiti alle cellule che compongono l’epidermide (cheratinociti), che provvedono ad eliminarli. Le relazioni tra melanociti e cheratinociti sono molto strette: ogni melanocita è associato a 36 cheratinociti, che producono molecole funzionalmente indipensabili per la vita dei melanociti e la produzione dei pigmenti.
Tra i numerosi stimoli che regolano la melanogenesi, vanno ricordati quelli ormonali e soprattutto i raggi solari, in particolari gli UltraVioletti, responsabili dell’abbronzatura, che a sua volta ne limita l’assorbimento e quindi i danni indotti sul DNA. La pigmentazione melanica umana è controllata da numerosi geni, le cui alterazioni sono responsabili di varie forme di albinismo cutaneo, oculare, piebaldismo (macchie bianche) e… i capelli rossi.
Tra le numerose classificazioni dei vari tipi di colore della pelle umana, quella più utile sul piano medico è quella che prevede da 4 a 6 tipi di colore cutaneo e le reazioni all’esposizione solare con il rischio di sviluppare tumori cutanei, se non adeguatamente protetti.
Tecniche diagnostiche non invasive.
I tumori cutanei maligni non pigmentati (Carcinomi) e pigmentati (Melanomi) rappresentano i tumori più frequenti nell’uomo. Riconoscerli precocemente offre la possibilità di una loro eradicazione completa e la guarigione. La valutazione clinica (e la conferma istopatologica) hanno rappresentato sino a pochi anni fa l’unico percorso medico. Alcune tecniche di immagine NON invasive hanno permesso di affinare la diagnosi e renderla più precoce. Tra queste si è affermata la videomicroscopia per i tumori pigmentati ed estesa ad altri tipi di neoplasie, aumentando di oltre il 20% le capacità diagnostiche. Ad essa si è affiancata la microscopia laser confocale in vivo. Inventata nel 1955, sviluppata nel 1995 e perfezionata dopo il 2.000, permette di formulare la diagnosi al letto del paziente e valutare correttamente anche i margini della lesione, suggerendo l’ampiezza dell’asportazione chirurgica.
La valutazione del campo di cancerizzazione (cioè dell’estensione del Carcinoma) è cruciale anche per la terapia medica locale del più frequente tumore in assoluto dell’uomo: le cheratosi attiniche, permettendo un sostanziale miglioramento delle performances terapeutiche. Le immagini raccolte con la microscopia laser confocale corrispondono a sezioni orizzontali dell’epidermide e del derma superficiale, con visualizzazione delle strutture cellulari e risoluzione simile all’istopatologia. La sensibilità e specificità diagnostica varia dall’80 al 96%., rappresentando in sostanza un legame tra i clinici e gli istopatologi.