Giovedì 18 febbraio 2016 alle ore 18.00 presso l’Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri di Pavia (Piazza Ghislieri, 5) si terrà la presentazione del volume “Eroi salutari dell’Attica. Per un’archeologia dei cosiddetti culti eroici salutari della regione” (Quasar, 2013) di Maria Elena Gorrini.
Ne discutono con l’autrice Maurizio Harari (Università di Pavia) e Alessandra Coppola (Università di Padova).
L’ingresso è libero.
Per “eroi salutari” s’intendono alcune figure oggetto di culto, a metà strada tra uomini e dei, ritenute dotate di poteri terapeutici. In genere, si trattava di figure fittizie legate ad Asclepio da labili vincoli genealogici, ma non mancano figure indipendenti (per esempio Anfiarao, un generico “eroe medico”, Amynos). Il loro culto (almeno in Attica) si sviluppa in pieno IV secolo a.C., in seguito alla pestilenza di Atene, evento catastrofico che mette in crisi la medicina razionale e spinge la popolazione a cercare rifugio nell’irrazionale.
A studiare per primo il culto degli eroi salutari fu Ferdinand Kutsch nel 1913. Oggi, più di un secolo dopo, le più recenti scoperte nel campo dell’archeologia e dell’epigrafia impongono una revisione delle sue tesi. Innanzitutto, per la ricercatrice Maria Elena Gorrini, è difficile continuare a definire “eroi” queste figure dotate di poteri terapeutici: “dalle evidenze più recenti, spiega, risulta che il loro culto non era diverso da quello destinato alle divinità”, anche se alcune iscrizioni qualificano almeno una parte di queste figure come “eroe”.
In secondo luogo, dal volume emerge anche l’uso politico che nel mondo antico veniva fatto di questi culti: “i santuari, continua Gorrini, erano amministrati dalle poleis, ricevevano numerose offerte da parte dei fedeli e raccoglievano le decime dei raccolti provenienti dai terreni di cui disponevano. Erano dunque organismi dotati di proprie entrate”. Oltre agli interessi economici, a essere in gioco nella lotta per la gestione dei santuari erano anche i rapporti di supremazia tra le poleis, come nel caso del santuario di Anfiarao a Oropos, sul confine tra Attica e Beozia. “Atene, racconta Gorrini, cercò di appropriarsi del culto conquistando il territorio e creando più culti affini in territorio ateniese e in altre zone di confine. In questo caso, è evidente la funzione anti-tebana e anti-beotica conferita da Atene al culto di Anfiarao”.