Grazie ad una linea di finanziamento di Cariplo Factory s.r.l. , si è realizzato tra ottobre 2021 e  luglio 2022 il  progetto COOPEN “Nakuru, Kenya: valorizzazione dei semi di origine locale e loro resilienza”, coordinato dall’associazione internazionale no profit Slow Food in collaborazione con l’Università di Pavia, che ha coinvolto tre dipartimenti: Dipartimento di Biologia e Biotecnologie (DBB), Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente (DSTA) e Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense (SPMSF).

In Kenya, l’agricoltura di piccola scala occupa oltre il 60% della forza lavoro e contribuisce al 24% del PIL. Nakuru è una delle 47 contee del Kenya situata nella ex Provincia della Rift Valley con 2.162.202 abitanti. L’area è particolarmente vocata all’attività agricola con una prevalenza di agricoltura promiscua (colture da foraggio e per l’alimentazione umana) dove mais, fagioli, patate, frumento irlandese, frutta, verdura e fiori sono le coltivazioni più diffuse.

Lo scopo di questo progetto era quello di promuovere in Kenya un’agricoltura sostenibile, basata molto sulla biodiversità locale, conservando e utilizzando al meglio i semi autoctoni, e di migliorare le conoscenze delle comunità locali relative al binomio cibo-salute.

Le diverse sfide esistenti includono: cambiamento climatico, ridotti investimenti locali e nazionali, prezzi bassi e valore aggiunto limitato dei prodotti agricoli, accesso al mercato limitato. Il progetto ha avuto come coordinatore per l’Università di Pavia la Prof.ssa Alma Balestrazzi del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie.

L’obiettivo generale del progetto era contribuire a risolvere la sfida della valorizzazione della “Biodiversità delle colture” in Kenya, promuovendo un’agricoltura sostenibile che si basa su varietà locali e colture resilienti al cambiamento climatico.

Il gruppo di lavoro del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, formato dalla Prof.ssa Alma Balestrazzi e dalla Dott.ssa Anca Macovei, e quello del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, guidato dal Prof. Graziano Rossi con il Dott. Francesco Ferrari, si sono impegnati per analizzare la biodiversità locale e il mercato agricolo della contea di Nakuru per poi migliorare la conoscenza e l’uso delle tecniche di cura e conservazione dei semi e le pratiche di utilizzo delle sementi (dalla germinazione alla semina) presso la popolazione locale.

Il focus principale riguardava alcune varietà locali di legumi (come fagiolo dall’occhio), nonchè NUS (Neglected and Underutilized Species) e infine “African Indigenous Leafy Vegetables” (AIVs) quali: Amaranthus tricolor, Solanum nigrum, Cleome gynandra, Vigna unguiculata, Cajanus cajan, Moringa oleifera, Solanum aethiopicum.

La Prof.ssa Hellas Cena e la Dott.ssa Maria Vittoria Conti del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense si sono concentrate sul miglioramento delle conoscenze sul tema della nutrizione e della consapevolezza delle donne in età fertile (14-49 anni), considerate il pilastro del Food System locale.

Attraverso una serie di video-tutorial, realizzati con “Officine Creative” dell’Università di Pavia e lezioni frontali, avvenute per via telematica a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus SARS CoV-2, il seed team pavese è stato in grado di trasmettere a dieci agronomi kenyoti selezionati da Slow Food e – tramite loro – alle popolazioni di tre villaggi nella contea di Nakuru, le informazioni necessarie per valutare attentamente quali varietà agronomiche sia più opportuno conservare, in che modo svolgere una efficace conservazione e come vivere uno stile di vita più sano dal punto di vista alimentare. Si è quindi riusciti a trasmettere adeguate metodologie per conservare i semi delle diverse varietà africane all’interno di speciali contenitori in plastica con all’interno gel di silice, un composto che assorbe l’umidità nell’ambiente e favorisce quindi la disidratazione dei semi, allungando così il tempo di sopravvivenza e la vitalità dei semi stessi, che saranno poi riutilizzati negli anni successivi per le coltivazioni. Sono anche state trasmesse semplici, ma efficaci tecniche per favorire la germinazione dei semi, attraverso processi detti di vigorizzazione.

Le attività sono state verificate attraverso dei questionari qualitativi che hanno mostrato grande soddisfazione da parte dei partecipanti al progetto. In tutti e tre gli ambiti sono stati raggiunti gli obiettivi preposti, che avevano lo scopo di accrescere le conoscenze tecniche delle popolazioni locali.

I processi di verifica relativi all’effettivo apprendimento delle tecniche sono stati effettuati da una parte terza, nella persona della Dott.ssa Leah Nairesiai che ha presidiato la trasmissione di informazioni tra gli agronomi kenyoti e le popolazioni dei villaggi, permettendo al progetto di avere una persona in loco con funzione di monitor e stimolatore della messa in pratica delle conoscenze acquisite. Grazie a lei abbiamo avuto la dimostrazione che 59 persone su 77, tra quelle che avevano seguito le lezioni degli agronomi nei villaggi, hanno appreso quali fossero i miglioramenti necessari per mantenere più a lungo le loro sementi e in che modo pulire i loro frutti per ricavarne il maggior quantitativo di semi senza incorrere in perdite.

I risultati preliminari dello studio mostrano un aumento della conoscenza (food knowledge) delle donne in merito alla maggior parte dei temi trattati dai corsi di formazione, sia relativamente alla composizione nutrizionale degli alimenti che al ruolo del cibo in condizioni fisiologiche particolari come la gravidanza e l’allattamento. Si è notato, inoltre, che la qualità della dieta delle comunità locali coinvolte è migliorata grazie al consumo di prodotti agroecologici più sani e nutrienti che soddisfano i fabbisogni e impattano positivamente sulla salute dell’uomo.

Di seguito un esempio dei video-tutorial realizzati: