La Regione Lombardia è stata una delle prime aree fuori dalla Cina ad essere colpita dal COVID-19, con il primo caso diagnosticato nella Provincia di Lodi il 20 febbraio 2020.
Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale «The New England Journal of Medicine» e promosso dalla Divisione di Cardiologia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo in collaborazione con l’Università di Pavia e AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza Lombardia), ha analizzato i dati del Registro degli Arresti Cardiaci della Regione Lombardia (LombardiaCARe), attivo dal 2015 e che ha il suo Centro di Coordinamento all’interno della Cardiologia del San Matteo.
Responsabile del Registro Lombardia CARe è il Dott. Simone Savastano della Cardiologia del Policlinico San Matteo, che ha coordinato la studio ed è senior author dell’articolo.
La ricerca, che ha come primo firmatario Enrico Baldi cardiologo presso il Policlinico San Matteo e dottorando del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Pavia, ha dimostrato come il numero degli arresti cardiaci avvenuti tra il 21 febbraio e il 31 marzo 2020 nelle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, sia stato del 58% superiore rispetto allo stesso periodo del 2019 (362 versus 229).
Ancora più drammatico il dato relativo alle zone più colpite dalla pandemia, ovvero Lodi (+187%) e Cremona (+143%).
Inoltre, 103 dei pazienti che hanno subito un arresto nel 2020 (che rappresentano il 77% della differenza dei due anni) avevano dei sintomi sospetti per COVID-19 o una diagnosi di COVID-19 già eseguita.
Questi dati, primi al mondo su questo aspetto, hanno permesso di evidenziare come il COVID-19 abbia avuto un forte impatto sull’incidenza degli arresti cardiaci che sono avvenuti fuori dall’ospedale.
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