Martedì 29 ottobre 2019, alle ore 21.00, presso il Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei di Pavia (Via Abbiategrasso, 404), si terrà l’incontro “A Beirut, scelti per una missione di pace”.

«Lo sapevo, orca miseria! Lo sapevo! Mando giù paura e saliva. Ma anche l’orgoglio di far parte dei migliori corpi scelti italiani. In questo momento, però, più di tutto è la paura. Comunque sono pronto, so che siamo tutti pronti».
(Franco Bettolini, con Marina Crescenti – Prefazione del Generale Franco Angioni – Postazione 23, I miei 100 giorni a Beirut, Edizioni Ares 2019).

Non vuole essere un ambasciatore della pace nel mondo, ma è convinto che la guerra abbia il potere solo di seminare altra guerra, non ultima quella, se sopravvissuti, per attenuare l’incubo di averla vissuta. Franco Bettolini attraversa anche questa battaglia, con l’arma di un libro scritto con l’aiuto di Marina Crescenti 36 anni dopo i suoi 100 giorni da Bersagliere a Beirut, nel pieno della guerra civile libanese. Ancora insieme a lei (scrittrice da lui scelta), Bettolini ne parlerà al Collegio Nuovo in un incontro introdotto, per il contesto storico e geopolitico, da Francesco Mazzucotelli, solido studioso formatosi anche all’American University di Beirut e docente di Storia della Turchia e del Vicino Oriente, insegnamento promosso dal Collegio Nuovo e accreditato dall’Università di Pavia.

Nel 1983, Franco Bettolini, a 19 anni, lascia famiglia, lavoro e il Bar Farina di Binasco, dove ha vissuto l’urgenza di essere ammesso a tutti gli effetti tra i “grandi”, accogliendo con malcelata gioia l’arrivo della cartolina per il servizio di leva, per lui la prima esperienza “fuori casa”. Non sa ancora che sarà, dopo durissimi addestramenti, tra i soldati scelti – non per loro scelta – per partecipare alla Missione Italcon, nell’ambito della Missione Libano 2, comandata dal Generale Franco Angioni. È la prima volta, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che un reparto italiano viene mandato oltre confine. L’operazione di peace-keeping avrebbe dovuto svolgersi sotto l’egida dell’ONU: i mezzi italiani per questo erano stati ridipinti di bianco, un colore che, anche in seguito al venire meno dell’‘ombrello’ delle Nazioni Unite, verrà mantenuto per marcare l’intenzione del contingente italiano, testimoniata pure dal lavoro dell’ospedale militare che offrì assistenza a 63.000 libanesi e palestinesi, per la maggior parte bambini. Una operazione che, a fronte dell’impiego di militari di professione della Legione straniera e dei Marines, è stata definita una prova positiva in cui il nostro Paese fu una “locomotiva” che si guadagnò il favore e il rispetto degli alleati e della popolazione devastata dal conflitto.

Il volume Postazione 23. I miei 100 giorni a Beirut (Edizioni Ares, 2019) ha la prefazione del Generale Franco Angioni che interverrà in chiusura dell’incontro: una testimonianza lucida che coniuga il “coinvolgimento di dettaglio” all’esperienza di chi ha servito il nostro Paese sino alle più alte cariche istituzionali.

*Nell’immagine: Il Presidente Sandro Pertini con il Comandante Franco Angioni e Mustafa Haoui – Fonte: Presidenza della Repubblica

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