Mercoledì, 29 maggio 2019, alle ore 21:00, presso il Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei di Pavia (Via Abbiategrasso,404) si terrà “Donne tra Oriente e Occidente” con la giornalista Viviana Mazza, a conclusione della stagione culturale 2018-2019 del Collegio Nuovo

L’iniziativa, aperta al pubblico, ospiterà l’inviata giornalista della Redazione Esteri del “Corriere della Sera” Viviana Mazza la quale dialogherà con Francesco Mazzucotelli, docente dell’insegnamento “Storia della Turchia e del Vicino Oriente” promosso dal Collegio e accreditato dall’Università di Pavia.

Lo spunto della conversazione è il recente Le ragazze di via Rivoluzione (Solferino 2019): Viviana Mazza qui raccoglie, insieme alla sua, le voci di donne dalla Siria all’Iran, dall’Arabia Saudita all’Egitto, dall’Afghanistan al Pakistan, raccontando le rivoluzioni (e i cambiamenti negoziati nel tempo), le lotte non solo contro le discriminazioni di genere, ma per una società più giusta per tutti (non necessariamente secondo il “modello occidentale”), i timori e le ambivalenze che accompagnano pure non poche donne e il coraggio e la determinazione di non pochi uomini.

La giornalista, nello scenario italiano, è tra le prime a raccontare la storia dell’adolescente pachistana Malala Yousafzai, Premio Nobel per la Pace (2014), simbolo della lotta per il diritto all’istruzione. Di giovani e ai più giovani parla anche in Guerrieri di sogni, ritratti di piccoli eroi, in ogni parte del mondo (Italia compresa), dedicati alla sua figlia appena nata.

Come inviata del “Corriere della Sera” Viviana Mazza ha lavorato in tutti questi Paesi: in Siria è tornata a più riprese durante la guerra civile (il libro si apre proprio raccontando il suo rapporto, negli anni, con la ribelle “Rima”); in Egitto ha seguito il processo a Mubarak e il caso Regeni, a cui pure si accenna nel libro; in Iran ha intervistato non solo i presidenti Rouhani e Ahmadinejad ma anche Nasrin Sotoudeh, l’avvocata di Shirin Ebadi e delle “ragazze di via Rivoluzione” a Teheran ispiratesi al gesto provocatorio di Vida che si tolse in pubblico il velo bianco e lo sventolò, “non per la resa”: un simbolo per la conquista di altre libertà che la recente condanna confermata alla stessa Nasrin, per cui pure vi è stata una mobilitazione internazionale, sembra farsi ancora più difficile.

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