Lo studio è il primo che lega lo stimolo a pungere e l’espressione della proteina Vitellogenina, che viene incorporato nelle uova. Perché le zanzare ci pungono? Perché le femmine, l’unico dei due sessi a pungere, hanno bisogno del sangue per poter produrre le uova e riprodursi. Ma quali sono i meccanismi molecolari che regolano lo stimolo a pungere nelle zanzare femmine? Uno studio coordinato da Paolo Gabrieli, ora al Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano, propone una prima risposta a questa domanda. La ricerca, condotta presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Pavia, viene pubblicata il 9 maggio 2019 sulla rivista internazionale PloS Biology.
Studiando la zanzara tigre Aedes albopictus, una specie “aliena” in Italia e in Europa diffusasi a partire dagli anni ’90, i ricercatori hanno mostrato che nei primi giorni dopo aver ingerito delle soluzioni di zucchero, un alimento che in natura gli insetti trovano nel nettare delle piante e che usano per vivere e volare, le zanzare non cercano di pungere l’uomo. Lo zucchero induce un accumulo di molte riserve di grasso e zuccheri nelle zanzare e induce una vasta regolazione trascrizionale di molti geni, incluse quelli coinvolti nella sintesi delle sostanze proteiche accumulate nelle uova (Vitellogenine).
“Il fatto che questi geni venissero regolati ci è sembrato subito molto intrigante, perché si sa che questi stessi geni vengono espressi ad altissimi livelli dopo che le zanzare hanno ingerito il sangue e che le proteine codificate servono per la formazione delle uova”, dice Jessica Dittmer, primo autore dello studio.
Sopprimendo l’espressione di questi geni in vivo con tecniche di biologia molecolare dell’ RNA interference, gli autori sono stati in grado di dimostrare che l’espressione di almeno uno di questi geni delle Vitellogenine regola effettivamente lo stimolo a pungere nelle zanzare.
“Questo apre nuove interessanti prospettive, sia dal punto di vista evolutivo e biologico, sia per il controllo delle zanzare. Era già stato dimostrato che le l’espressione delle vitellogenine controlla il comportamento in insetti sociali, come api e formiche, ma si pensava che questo fosse legato alla socialità di queste specie” ci spiega Paolo Gabrieli, corresponding author. “Se consideriamo che conosciamo bene come controllare l’espressione di questi geni anche con insetticidi oggi già presenti sul mercato, potete immaginare che saremmo in grado, implementando le giuste strategie, di ridurre la voglia delle zanzare di pungerci”, conclude.
Ridurre il numero di punture delle zanzare non solo ci solleverebbe da un fastidioso problema, ma ridurrebbe la trasmissione di numerose malattie, come malaria, la febbre Dengue e Zika, che ogni anno provocano 700.000 morti nel mondo, con miliardi di persone che vivono a rischio di contrarre queste malattie mortali ogni giorno.
Link all’articolo: http://journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.3000238