Giovedì 24 gennaio 2019, alle ore 17.00, presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia (Strada Nuova, 65), si terrà lo spettacolo “Inciampare per ricordare. Clotilde, Carlo, Sofia, Max e Sigmund”.
Sessantamila piccole targhe di ottone, con incisi i nomi e le date dei deportati nei lagher nazisti, affiorano dai selciati di oltre 1.800 città europee. Sono il monumento diffuso che lo scultore Gunter Demnig dedica, da 25 anni, a tutte le vittime della vergogna razziale e della persecuzione politica, perché “una persona viene dimenticata solo quando viene scordato il suo nome”, dice.
Da due anni il progetto è approdato anche a Pavia, curato dal Comitato Pietre Inciampo della Provincia di Pavia, cui partecipano ANPI Provinciale Pavia e ANED, e patrocinato da Istoreco, Provincia di Pavia e da tutti i Comuni coinvolti nelle pose. Nel 2018 sono state posate 9 pietre, e quest’anno altre 13 sono state incastonate nel selciato presso la casa da cui venne deportata una persona cui i carnefici del lager strapparono il nome, e spesso la vita.
A chiusura delle pose, giovedì 24 gennaio, presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia, si svolgerà lo spettacolo Inciampare per ricordare. Clotilde, Carlo, Sofia, Max e Sigmund, voce recitante di Lucia Ferrati, pittura dal vivo di Giuliano Del Sorbo.
Nei lager tedeschi, oltre agli ebrei dalla “stella gialla”, come i fratelli Sofia, Max e Sigmund Bick, vennero deportati, torturati o uccisi migliaia di partigiani, antifascisti e resistenti civili: per loro un “triangolo rosso” all’altezza del cuore.
La memoria della deportazione politica è stata trascurata nel dopoguerra, benché riguardasse oltre 24mila persone. Furono deportati, e spesso assassinati, italiani di ogni parte della penisola, antifascisti e partigiani di tutte le fedi politiche, operai colpevoli di aver scioperato e cittadini protagonisti di atti di Resistenza civile. Clotilde Giannini e Carlo Pietra furono tra questi.
Nomi, volti e storie di donne e uomini spesso sconosciute e perse nell’oblio degli anni, ma che ora sono diventate “pietre” resistenti, su cui siamo costretti a inciampare per ricordare. E per non dimenticare più.
A Clotilde, Carlo, Sofia, Max e Sigmund, protagonisti e simboli di quello sterminio va l’omaggio di Lucia Ferrati e di Giuliano Del Sorbo che con la potenza delle parole (testimonianze, documenti storici, prose e poesie di G. Ungaretti, F. Matacotta, P.Calamandrei, I. Calvino, Gertrud Kolmar, Primo Levi) e con l’emozione della pittura dal vivo rievocheranno le loro irrinunciabili presenze.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Lucia Ferrati, laureata in Lettere Moderne all’Università di Bologna, ha pubblicato saggi su Dino Garrone, Ercole Luigi Morselli, Clarice Tartufari, Antonio Conti. Per l’Amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino, ha ideato, progettato e diretto numerosi festival tra cui: “Sipario Ducale. Festival delle Terre di Pesaro e Urbino”; “Le Modelle. Antiche donne & Contemporanee. Percorsi di genealogia femminile”; “Perle. Per le donne che cambiano. Il divenire della differenza” (2007); “Per esempio. Modelli e testimoni del possibile” (2009-2011). Dal 2015 è ideatrice e direttore artistico per il Comune di Pesaro della rassegna di incontri “La strada per Pesaro. Pesaresi d’adozione”. Dal 2010 è coordinatrice e direttore artistico della Rete teatrale della provincia di Pesaro per l’Amat (Associazione marchigiana attività teatrali). Dal 1994, svolge regolarmente attività di lettrice, doppiatrice e speaker. Dal 1996 è docente di laboratori di lettura ad alta voce (prevalentemente nelle Marche e in Emilia Romagna) presso Enti e Istituzioni pubbliche e private. Ha all’attivo numerosissime letture sceniche in collaborazione con musicisti di fama internazionale. Fa parte del CdA del Rossini Opera Festival.
Giuliano Del Sorbo, nato in Inghilterra nel 1961 e milanese d’adozione (ma da qualche anno risiede a Pesaro), è pittore dal gesto fecondo e particolarmente espressivo, Del Sorbo è applaudito protagonista, in tutta Italia e all’estero, di coinvolgenti action paintings, ovvero esibizioni di pittura dal vivo. Al centro del suo universo c’è la figura umana: sequenze di corpi o solitarie figure, silenziosamente affaccendate a inseguire o a interrogarsi sul proprio destino. Le sue opere, esposte in tutto il mondo – a New York, San Francisco, Parigi, Lione, Bologna, Venezia, Treviso, Roma, Trento, Lecce, Milano e in molte altre città italiane – sono l’espressione di una sensibilità maturata in anni di viaggi, di passioni meditate e sedimentate a lungo come il teatro, la musica e la poesia che costituiscono la naturale compagnia alla sua pittura, dove il segno, il tratto, l’energia trasmessa dal pennello sono l’essenza, il nucleo di quell’esperienza che lui stesso ama chiamare comunicazione.