Il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia collabora al nuovo progetto di ricerca sul permafrost alpino “ALPSMOTION”, promosso da Eurac Research e dall’Università di Innsbruck per aggiornare la mappa dei ghiacciai rocciosi dell’Alto Adige.
Nell’ambito del progetto, EURAC ha finanziato al Dipartimento una borsa di dottorato del XXXII ciclo che ha da poco preso avvio.
Più di 500 mila metri cubi di roccia si sono staccati dalla parete e sono caduti a valle. È successo la scorsa estate, nel parco naturale delle Dolomiti di Sesto, dove una frana si è staccata dalla Piccola Croda Rossa. Si tratta di uno dei distacchi più consistenti mai registrato in Alto Adige ed è dovuto alla fusione del permafrost, cioè di quello strato di terreno che rimane perennemente congelato. La ricerca intende monitorare i movimenti del permafrost e fornire in questo modo indicazioni utili per prevenire disastri naturali legati all’instabilità dei versanti.
Così come le variazioni dell’estensione dei ghiacciai o del manto nevoso, anche le deformazioni del permafrost sono un sensore dei cambiamenti climatici: se i movimenti sono veloci significa che le temperature si stanno alzando. Tenere sotto controllo queste variazioni è importante perché aiuta a prevenire i rischi legati all’instabilità del terreno ed evitare danni alle infrastrutture, come impianti di risalita, sentieri in alta quota e rifugi alpini.
Il crollo della Piccola Croda Rossa è stato un evento eccezionale per dimensioni, ma ci sono numerosi altri casi che – pur senza raggiungere questa portata – rappresentano un fattore di rischio. Ad esempio, i detriti che spesso cadono sulla strada che porta a Passo Gardena sono originati da un ghiacciaio roccioso, cioè da una massa di detriti rocciosi misti a ghiaccio che segnala la presenza di permafrost nelle vallate alpine. In altre zone, come nella valle di Solda, fenomeni simili hanno interessato di recente i sentieri alpini che collegano il fondovalle con i rifugi in quota. I geologi e gli ingegneri di Eurac Research hanno avviato una ricerca per aggiornare la mappa dei ghiacciai rocciosi in Alto Adige, studiando in modo particolare quelli ancora attivi, cioè quelli che si muovono lungo i versanti anche di qualche metro all’anno. Le nuove tecniche che utilizzeranno i ricercatori di Eurac Research prevedono l’utilizzo combinato di immagini satellitari di ultima generazione per misurare le deformazioni superficiali supportate, in alcune aree test, da misure a terra e fotografie aeree scattate da droni.
Il ghiacciaio roccioso di Lazaun in val Senales sarà l’area di test principale in cui queste metodologie saranno messe a punto e applicate.
“I risultati dello studio potranno essere utilizzati anche per monitorare altri tipi di movimenti dei versanti montuosi, ad esempio le frane”, spiega Mattia Callegari, ingegnere di Eurac Research.
La ricerca durerà tre anni e si inserisce nel progetto Alpsmotion, finanziato dalla Provincia autonoma di Bolzano nell’ambito della Legge 14. Oltre a Eurac Research e Università di Innsbruck, il progetto vede la collaborazione dell’Ufficio geologia e prove materiali della Provincia autonoma di Bolzano, dell’Università di Pavia, del CNR-IRPI di Perugia e della ditta svizzera SarMAP SA.
[Fonte http://www.eurac.edu/it/news/news/Pages/newsdetails.aspx?entryid=120946]