Regione Lombardia, Università degli Studi di Pavia, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi Milano-Bicocca, e Cnr–Stiima hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per promuovere la transizione verso un modello di economia circolare, basato cioè sul ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, estendendo il più possibile il loro ciclo di vita e riducendo i rifiuti al minimo.

Tra i punti dell’intesa triennale, di particolare importanza è la realizzazione di una vera e propria infrastruttura di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in grado di stimolare lo sviluppo di strategie pienamente sostenibili per il recupero di materie prime e il loro riuso in processi di produzione di composti ad alto contenuto innovativo (inclusi farmaci e sistemi biologicamente attivi). Tale infrastruttura consentirà agli stakeholder di acquisire nuovi prodotti implementando soluzioni “circolari” e di svolgere attività di ricerca in questo campo che sarà di massima rilevanza sia tecnologica che sociale nei prossimi decenni.

Il progetto ha un budget complessivo di 10 milioni di euro, dei quali 5 sono stanziati da Regione Lombardia e 5 dagli altri partner, tra i quali l’Università di Pavia gioca un ruolo fondamentale, con il secondo contributo per importanza, per un ammontare di oltre 800 mila euro.

Il primo ambito di azione sarà un settore di fondamentale rilevanza, ovvero la mobilità elettrica ad emissioni zero, alimentata a batterie a ioni litio, la cui domanda è destinata a crescere in modo esponenziale nel prossimo futuro. D’altro canto, l’e-mobility richiede l’uso di diverse materie prime (ad esempio Li, Co e terre rare) di elevata importanza economica e con rischi di approvvigionamento dovuti a carenze globali e innalzamento smisurato dei costi favorito dalla crisi pandemica. Lo sviluppo di adeguate attività nella catena di approvvigionamento dei materiali per batterie è ora urgente per ridurre la dipendenza dell’Europa dall’importazione da paesi terzi, in primis la Cina, e favorire la transizione ecologica. E’, quindi, necessario implementare strategie efficaci e sostenibili per l’intera filiera e, in particolare, per una corretta gestione di sempre maggiori quantità di batterie esauste e di rifiuti ad esse connessi. Sulla stessa linea strategica, si inserisce il secondo ambito, anch’esso di rilevanza mondiale, l’approvvigionamento delle terre rare. Il mondo dell’elettronica produce, al giorno d’oggi, un’enorme quantità di rifiuti contenenti materiali sempre più rari ed essenziali per l’industria stessa. I dispositivi elettronici contengono un’ampia varietà di elementi, in particolare, oltre alla nota presenza di metalli preziosi come Au, Ag e Pt, contengono anche le Terre Rare, (REE), utilizzati principalmente per realizzare magneti, schede elettroniche e schermi. La Cina e altri paesi dell’estremo oriente guidano il settore dell’estrazione dei minerali grezzi, grazie ridotte restrizioni sui metodi di estrazione e purificazione, trattamenti in condizioni difficili dannosi per gli operatori, e per l’ambiente.

I processi di riciclaggio descritti sono incentrati sul recupero di REE da rifiuti elettronici da riutilizzare nella stessa applicazione e richiedendo una purificazione complessa con processi di scarsa economia. Da qui nasce l’idea, una proposta innovativa e di ampio respiro: impiegare le miscele REE provenienti dal riciclaggio dei rifiuti elettronici direttamente per NUOVE applicazioni in altri campi, con un utilizzo diverso dal “semplice riciclo” per produrre lo stesso bene. Ciò significa, in un contesto di economia circolare, non solo recuperare e riciclare ma anche accrescere il valore dei materiali e dare ai preziosi elementi recuperati dai rifiuti elettronici una “nuova vita”.

Regione Lombardia, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Pavia, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi Milano-Bicocca e Cnr–Stiima hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per promuovere la transizione verso un modello di economia circolare, basato cioè sul ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, estendendo il più possibile il loro ciclo di vita e riducendo i rifiuti al minimo.

Tra i punti dell’intesa triennale, di particolare importanza è la realizzazione di una vera e propria infrastruttura di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico in grado di stimolare lo sviluppo di strategie pienamente sostenibili per il recupero di materie prime e il loro riuso in processi di produzione di composti ad alto contenuto innovativo (inclusi farmaci e sistemi biologicamente attivi). Tale infrastruttura consentirà agli stakeholder di acquisire nuovi prodotti implementando soluzioni “circolari” e di svolgere attività di ricerca in questo campo che sarà di massima rilevanza sia tecnologica che sociale nei prossimi decenni.

Il progetto ha un budget complessivo di 10 milioni di euro, dei quali 5 sono stanziati da Regione Lombardia e 5 dagli altri partner, tra i quali l’Università di Pavia gioca un ruolo fondamentale, con il secondo contributo per importanza, per un ammontare di oltre 800 mila euro.

Il primo ambito di azione sarà un settore di fondamentale rilevanza, ovvero la mobilità elettrica ad emissioni zero, alimentata a batterie a ioni litio, la cui domanda è destinata a crescere in modo esponenziale nel prossimo futuro. D’altro canto, l’e-mobility richiede l’uso di diverse materie prime (ad esempio Li, Co e terre rare) di elevata importanza economica e con rischi di approvvigionamento dovuti a carenze globali e innalzamento smisurato dei costi favorito dalla crisi pandemica. Lo sviluppo di adeguate attività nella catena di approvvigionamento dei materiali per batterie è ora urgente per ridurre la dipendenza dell’Europa dall’importazione da paesi terzi, in primis la Cina, e favorire la transizione ecologica. È, quindi, necessario implementare strategie efficaci e sostenibili per l’intera filiera e, in particolare, per una corretta gestione di sempre maggiori quantità di batterie esauste e di rifiuti ad esse connessi. Sulla stessa linea strategica, si inserisce il secondo ambito, anch’esso di rilevanza mondiale, l’approvvigionamento delle terre rare. Il mondo dell’elettronica produce, al giorno d’oggi, un’enorme quantità di rifiuti contenenti materiali sempre più rari ed essenziali per l’industria stessa. I dispositivi elettronici contengono un’ampia varietà di elementi, in particolare, oltre alla nota presenza di metalli preziosi come Au, Ag e Pt, contengono anche le Terre Rare, (REE), utilizzati principalmente per realizzare magneti, schede elettroniche e schermi. La Cina e altri paesi dell’estremo oriente guidano il settore dell’estrazione dei minerali grezzi, grazie ridotte restrizioni sui metodi di estrazione e purificazione, trattamenti in condizioni difficili dannosi per gli operatori, e per l’ambiente.

I processi di riciclaggio descritti sono incentrati sul recupero di REE da rifiuti elettronici da riutilizzare nella stessa applicazione e richiedendo una purificazione complessa con processi di scarsa economia. Da qui nasce l’idea, una proposta innovativa e di ampio respiro: impiegare le miscele REE provenienti dal riciclaggio dei rifiuti elettronici direttamente per NUOVE applicazioni in altri campi, con un utilizzo diverso dal “semplice riciclo” per produrre lo stesso bene. Ciò significa, in un contesto di economia circolare, non solo recuperare e riciclare ma anche accrescere il valore dei materiali e dare ai preziosi elementi recuperati dai rifiuti elettronici una “nuova vita”.

[Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay]

 

Condividi su: