Un recente articolo pubblicato su “Science” ha evidenziato una nuova frontiera nello studio delle funzioni cerebrali e delle aree che le controllano (ref. 1). Studi recenti condotti dal team del Prof. Egidio D’Angelo presso il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia in collaborazione con l’IRCCS C.Mondino, il Centro Fermi e UCL (refs 2-6), hanno dimostrato il ruolo fondamentale del cervelletto (la seconda maggiore struttura corticale del cervello) non solo nel controllo motorio, ma anche nel controllo cognitivo ed emotivo e, inaspettatamente, nel controllo delle interazioni sociali.

Il comportamento può essere definito come una serie coordinata di azioni motorie e neurovegetative indirizzate a uno specifico obiettivo. Storicamente, inumerosi elementi che contribuiscono a generare la risposta comportamentalesono stati separati e attribuiti a differenti parti del cervello. In tale schematizzazione, la corteccia cerebrale gioca un ruolo di pianificazione e decisione, i gangli della base controllano la selezione delle azioni, la motivazione e la ricompensa, il cervelletto coordina le azioni motorie, e l’ippocampo consente la navigazione spazio-temporale.

Sebbene questi stereotipi possano aiutare a concettualizzare il modo in cui la risposta comportamentale viene generata, rappresentano una palese semplificazione, in quanto i circuiti cerebrali sono interconnessi a vari livelli e si influenzano reciprocamente.

Gli studi di risonanza magnetica nucleare (condotti con la Prof. Claudia Gandini, refs 4-6) e stimolazione magnetica transcranica (ref. 7), hanno chiarito che il cervelletto è interconnesso in complese reti che ne consentono l’intervento, oltre che nel controllo motorio, anche nella elaborazione delle azioni eseguite dagli altri, nella percezione sensoriale ed emotiva e nel controllo cognitivo. Inoltre hanno mostrato che il cervelletto è connesso in complesse reti che regolano la transizione del sistema nervoso da uno stato di referenza interna a comportamenti orientati a scopi specifici.

Un recente lavoro (8) ha dimostrato che il cervelletto contribuisce alla regozione del rilascio di dopamina nel topo controllando motivazione, ricompensa e interazione sociale, funzioni classicamente attribuite ad altre strutture cerebrali.

Questi studi suggeriscono che il cervelletto potrebbe contribuire alla patogenesi di malattie del sistema nervoso fino ad ora insospettate, incluse il morbo di Alzheimer, l’autismo e la schizophrenia.

References:

  1. E. D’Angelo, Science 363, 229 (2019).
  2. E. D’Angelo, Handb. Clin. Neurol. 154, 85 (2018).
  3. E. D’Angelo et al., Front. Cell. Neurosci. 6, 116 (2013).
  4. F. Palesi et al., Sci. Rep. 7, 12841 (2017).
  5. L. Casiraghi et al., Cereb. Cortex 10.1093/cercor/bhy322 (2019).
  6. G. Castellazzi et al., Front. Cell. Neurosci. 12, 331 (2018).
  7. C. Ferrari et al. Sci Rep. 8, 6722 (2018)
  8. I. Carta et al., Science 363, eaav0581 (2019).

Articolo: http://www-5.unipv.it/dangelo/wp-content/uploads/the-cerebellum-gets-social.pdf