Il gruppo di ricerca di Ecologia del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia ha avviato a luglio una ricerca nel Golfo di La Spezia per installare un sistema di monitoraggio di specie non indigene marine.

Le ricercatrici pavesi, ovvero le professoresse Anna Occhipinti e Agnese Marchini, insieme all’assegnista di ricerca Jasmine Ferrario e alla studentessa di Scienze Biologiche Alice Grioni, hanno infatti iniziato una collaborazione con lo Smithsonian Environmental Research Center (SERC) degli Stati Uniti, che già da anni ha ideato un protocollo di monitoraggio nelle coste americane Atlantiche e Pacifiche. L’Università di Pavia è il primo ente che applicherà questo stesso protocollo nel Mediterraneo.

Con questo lavoro si potrà monitorare nel tempo la diversità e abbondanza di specie marine non-indigene in siti ad alto rischio di introduzione, come i porti, le marine turistiche e gli impianti di molluschicoltura. Il sito prescelto è stato il Golfo di La Spezia, che ospita numerosi approdi per le imbarcazioni turistiche, un grande porto commerciale e militare e allevamenti di mitili.

Il protocollo di monitoraggio prevede l’immersione in mare di pannelli in PVC, ciascuno dei quali viene dapprima fissato a un mattone e successivamente legato a moli o pontili in modo da rimanere sospeso a 1 m sott’acqua in posizione orizzontale.

La fase di preparazione dei pannelli artificiali è stata condotta da studenti delle Scuole Superiori nell’ambito del programma di Alternanza Scuola-Lavoro gestito dal COR dell’Università di Pavia, mentre la collocazione dei pannelli in mare (50 in tutto il Golfo di La Spezia) è stata svolta in collaborazione con il personale del Centro Ricerche sull’Ambiente Marino di S. Teresa (SP), in particolare la dott.ssa Chiara Lombardi e il dott. Matteo Nannini, e con l’autorizzazione dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ligure orientale e del Comune di Porto Venere.

I pannelli, installati l’11 e 12 luglio, verranno ora lasciati in immersione per 3 mesi, per poi essere rimossi e sottoposti ad analisi biologiche a cui parteciperanno, oltre alle ricercatrici UniPV, anche colleghi americani del SERC.

L’obiettivo ambizioso delle ricercatrici pavesi è riuscire a replicare l’esperimento annualmente, in modo da monitorare in continuo il tratto di costa selezionato e registrare tempestivamente eventuali “nuovi arrivi” di specie non indigene, ottenendo così una serie storica di dati di enorme importanza, preziosi nello studio delle invasioni biologiche in Mediterraneo.

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