Il Collegio Nuovo di Pavia (Via Abbiategrasso, 404) propone giovedì 26 marzo 2015 alle ore 21.00Nel Codice c’è tutto”, incontro con Caterina Chinnici, Magistrato e Parlamentare Europea e autrice di “È così lieve il bacio sulla tua fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia (Mondadori, 2013).

L’incontro sarà condotto da Dario Mantovani, Università di Pavia

Mio padre non “faceva” il giudice: era giudice. (Caterina Chinnici, È così lieve il bacio sulla tua fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia, Mondadori, 2013)

Entrata in magistratura a 24 anni, Caterina Chinnici, alla prova di concorso, nel 1978, aveva seguito il consiglio del padre, il giudice Rocco Chinnici, l’inventore del “pool antimafia” (come lo battezzò Antonino Caponnetto) con Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Giuseppe Di Lello. Un consiglio apparentemente semplice: “Studia con il codice, nel codice c’è tutto”, accanto al quale c’è tutta la forza dell’esempio concreto di un uomo lungimirante che aveva due passioni, la sua famiglia e il suo lavoro. Un uomo che si svela anche nell’emozione partecipe delle prove della figlia: «Lui ha balbettato un “pronto” preoccupatissimo: non sapeva che reazione avere, non voleva illudersi o farmi pesare il fatto di non avercela fatta. Gli ho detto: “Papà, sono stata ammessa!” Ha lanciato un urlo: “Bene!” […] non si lasciava andare facilmente, e quell’urlo mi risuona ancora nelle orecchie».

Caterina Chinnici si fa interprete ancora una volta della legalità, questa volta trasmettendo la sua esperienza professionale e la sua storia, anche di figlia, in un incontro guidato dallo storico del diritto romano dell’Università di Pavia, il prof. Dario Mantovani.

Caterina Chinnici è stata il più giovane magistrato a essere nominato a capo di un ufficio giudiziario: Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni prima di Caltanissetta poi di Palermo, nel 2012 è stata nominata dall’allora Ministro della Giustizia Paola Severino capo del Dipartimento per la giustizia minorile. Dopo un triennio (2009-2012) alla Regione Sicilia, come Assessore alla Famiglia e Politiche Sociali e poi delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica, il maggio scorso viene eletta nel Parlamento Europeo.

Ha scelto lo «scudo della riservatezza» per oltre trent’anni da quel luglio 1983 in cui le uccisero il padre, che perse la vita in un attentato mafioso, insieme al maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della sua scorta, e il portiere dello stabile di casa, Stefano Li Sacchi. Formatasi con Borsellino, suo primo giudice affidatario, Caterina Chinnici vede tra i «caduti per mafia» amici e conoscenti di famiglia: tra gli altri, oltre a Pietro Scaglione, che indagava sulla scomparsa del giornalista Mauro de Mauro e al giornalista Peppino Impastato, ucciso proprio in quel 1978 in cui lei stava studiando per il concorso, Piersanti Mattarella e Gaetano Costa, nello stesso 1980, poi ancora Carlo Alberto dalla Chiesa e molti altri, tra cui, gli stessi Falcone e Borsellino nel 1992.Una storia che non va dimenticata: «L’acquiescenza a un sistema: ecco cosa bisognava davvero combattere. […] Diceva spesso che “la cultura è libertà” e ho finito con il crederci anch’io».

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