Cos’è la patria? Un insieme di valori immutabili o una somma di diversità? Uno spazio fisico o un luogo dell’anima? Una nostalgia o un’invenzione culturale? A queste domande risponde il volume di Fabio Finotti Italia. l’invenzione della patria (Bompiani), che sarà presentato presso l’aula Foscolo dell’Università di Pavia (Corso Strada Nuova, 65) lunedì 3 aprile 2017, alle ore 15.00.

Accanto all’autore interverranno Fabio Rugge, Arianna Arisi Rota e Gian Arturo Ferrari.

Italia. l’invenzione della patria è un libro di storia, ma anche una riflessione sul presente e sulla nostra identità di italiani, proposta da uno studioso che vive tra Stati Uniti e Italia (insegna alla Pennsylvania University di Philadelphia e all’Università di Trieste).

Fabio Finotti mette infatti a confronto la concezione americana di patria, da intendersi in termini polifonici, come “il luogo in cui dialogano tra loro le diversità” con quella italiana. Quest’ultima è simboleggiata da Enea, l’eroe classico che lascia la sua patria e la rifonda sulle coste italiane, mostrando come la patria sia, prima che un luogo fisico, un insieme di valori che si muovono con gli uomini. E proprio come Enea, anche i contadini e gli operai che agli inizi del Novecento sono partiti in cerca di fortuna oltreoceano si sono radicati nelle nuove terre, fondando molte Little Italy e portando la patria con sé.

Il volume, grazie a testimonianze di scrittori e artisti italiani, esemplifica i continui cambiamenti dell’identità nazionale passata dalla nozione di Impero come insieme di diversità del periodo di Carlo Magno, all’idea romantica di nazione di Foscolo e di Manzoni per arrivare alla «patria viaggiante» di Pascoli. E soprattutto testimonia che l’Italia è una «casa» che accoglie stirpi diverse, in cui convivono molte identità multicolore: una patria non stabile ma «mobile» e mutevole nei secoli.

In un momento storico in cui i flussi migratori invitano a ripensare il ruolo e l’identità dei paesi europei, Fabio Finotti ci conduce attraverso i diversi significati che l’idea di “patria” ha avuto nei secoli, ricordandoci che l’Italia è il frutto di una straordinaria e mutevole “invenzione culturale”. E ci consegna un excursus che attraversa tutta la cultura italiana, da quella alta a quella pop, da Dante a Petrarca, da Machiavelli a Manzoni, da Pasolini a Rossellini, dall’iconografia del Vittoriano a quella di miss Italia, da Altiero Spinelli all’avvento dell’era tv.

Fabio Finotti è titolare della cattedra Mariano DiVito di Italian Studies presso la Pennsylvania University di Philadelphia, dove è direttore del Center for Italian Studies. È anche docente di Letteratura italiana nelle università di Trieste e di Pola. È autore di numerosi saggi che ripercorrono tra storia e letteratura temi principali e fondamentali come la vita degli intellettuali, la vita spirituale e gli stili di scrittura. Tra questi ricordiamo: L’Italia allo specchio: linguaggi e identità italiane nel mondo (2015, con Marina Johnston); Fogazzaro nel mondo (2013, con Adriana Chemello); Retorica della diffrazione. Bembo, Aretino, Giulio Romano e Tasso (2004); Una ferita non chiusa. Misticismo, filosofia, letteratura in Prezzolini e nel primo Novecento (1992). Ha recentemente curato l’edizione critica del volume di Melchiorre Cesarotti Sulla tragedia e sulla poesia (2010).

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