In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2016, manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con l’intento di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni europee, sabato 24 settembre 2016 alle ore 10.30, presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria (Corso Strada Nuova, 65), sarà inaugurata la mostra iconografica e documentaria Pavia Acque, terre, strade, uomini a cura di Pierluigi Tozzi.

Introduce Giulio Guderzo.

La mostra resterà aperta fino al 15 novembre ed è stata realizzata con il contributo di Banca Consulia.

Orari: da lunedì a venerdì 8.30-18.30 /sabato 8.30-13.30 ingresso libero.

Pavia è povera, anzi poverissima di resti del suo più antico passato. Eppure il passato non solo si manifesta in testimonianze singole d’immediata evidenza o di facile riconoscibilità, quali una statua, un’epigrafe, un monumento, ma spesso su grande scala si trova incorporato e quasi nascosto nel presente, in realtà urbane, paesaggistiche e ambientali nelle quali gli uomini abitualmente vivono senza rendersi conto del debito profondo che hanno con l’antichità: una sorta di straordinaria inavvertita continuità nel tempo. Ne è esempio la perfetta geometria della figura urbana di Pavia: le strade attuali ricalcano le strade antiche e la planimetria risale direttamente alla pianificazione del I secolo a.C. Sfugge ai più un fenomeno imponente che ci coinvolge tutti ogni giorno: quando muoviamo nel centro storico, seguiamo direzioni di percorso derivate in ultima analisi dalle precise scelte operate dai Romani in obbedienza alle norme di esposizione della città ai venti e al sole e in accordo con l’antica direzione della corrente del Ticino. Il grande assetto geometrico della pianura a Nord di Pavia, che i Romani elaborarono sapientemente nel I secolo a.C., esercitò nel corso dei tempi una funzione primaria nell’attrarre e distribuire ordinatamente l’insediamento di paesi e cascine. Le origini e le forme degli abitati di Lomello, Dorno e di Cozzo strettamente dipendono dalla grande via della Lomellina, che portava fino alla fine del mondo (Oceano Atlantico, Mare del Nord), ancora oggi lungamente evidente sul terreno nel tracciato antico, a più di 2000 anni dalla costruzione. Sono questi i luoghi le cui tracce appaiono durevolmente fissate nella ‘memoria della terra’, che si mostra spesso assai più tenace di quella degli uomini nel conservare e trasmettere i caratteri di un tempo. Vi sono poi i luoghi che per le caratteristiche e l’aspetto naturale possiedono una capacità ‘favolosa’ e spesso inducono la gente comune a interpretare soggettivamente e fantasticamente complesse realtà ambientali e storiche. Sommo, estremo limite della Lomellina verso il Po, rappresentò dall’età romana nella riflessione di poeti e di storici locali un punto critico dell’instabile rapporto degli uomini con le terre e con le acque; la grande cavità del Siccomario, che si spalanca dove un tempo confluivano i fiumi Ticino e Po più vicino a Pavia, fu intesa come un mare antichissimo, da cui le acque lentamente si ritirarono cedendo alle terre; a Santa Sofia, dominante dall’alto in solitudine la valle profonda del Ticino, la tradizione medioevale collocò la fondazione di Pavia, prima che i Galli per un segnale divino si trasferissero sul luogo dall’attuale Pavia. A fondamento della Mostra stanno antichi scritti, tradizioni storiche locali, documenti in pergamene e carte storiche, rilievi aerei e satellitari recenti e recentissimi, le cui immagini molto devono nell’evidenza alla perizia di Fiorenzo Cantalupi.

Locandina

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