Il 9 aprile 2022 segna una data importante per il Palazzo Ducale di Mantova. “Naturalia e Mirabilia. Scienze alla corte dei Gonzaga” non è ‘solo’ una mostra ma è una serie di rilevanti novità che consentiranno al pubblico di apprezzare ulteriormente la già ricca offerta culturale del museo.
La prima riguarda la riapertura della Galleria delle Metamorfosi situata nei pressi del Giardino dei Semplici: l’ambiente, chiuso al pubblico dal 2012, sarà ora nuovamente accessibile con il normale biglietto della reggia. Non si tratta tuttavia della semplice riapertura di un’area precedentemente chiusa ai visitatori: gli ambienti ospiteranno una collezione tutta nuova – acquistata a più riprese a partire dalla fine del 2020 – che mira a rievocare la celebre Wunderkammer (“camera delle meraviglie”) dei Gonzaga. I curiosi e stupefacenti pezzi – completati da un importante prestito dal Museo Kosmos di Pavia – sono esposti al pubblico attraverso un nuovo allestimento appositamente progettato con l’intento di fondere opere e ambienti in una sintesi inedita. Come ogni sezione museale del palazzo, anche la Wunderkammer presenterà piccoli e grandi aggiustamenti, novità e iniziative nel corso dei prossimi mesi.
La Galleria delle Metamorfosi, così chiamata per via delle decorazioni ispirate all’omonima opera del poeta latino Ovidio, è detta anche “Galleria di Passerino”: proprio qui i Gonzaga conservavano – macabro talismano – la mummia del precedente Capitano del Popolo Passerino Bonacolsi, ucciso nel 1328 per prenderne il posto alla guida della città. Pare anzi che il cadavere (coperto da un velo, per non far inorridire le dame), a motivo di ulteriore e oltraggioso scherno, troneggiasse in posizione eretta sopra un grosso e sgraziato animale: “Un vitello marino grande quanto un bue (…), un animale goffo con grande testa ed ampie fauci, e con quattro denti ricurvi”. La descrizione dell’ippopotamo è di un viaggiatore tedesco, Josef Fürttenbach, che nel 1626 visitò Palazzo Ducale e fu affascinato dalla spettacolare collezione di reperti animali, minerali e vegetali dei Gonzaga. Essi coltivarono a lungo la capacità di stupire papi, imperatori e re con l’esibizione fastosa dell’arte, dei sontuosi banchetti ma anche di uno studiato collezionismo eclettico, in grado di offrire una “campionatura scientifica” dell’universo allora conosciuto ma anche di far restare a bocca aperta gli ospiti. Questi ambienti accoglievano le collezioni naturalistiche: una sorta di museo delle scienze il cui riallestimento, che apre al pubblico il sabato 9 aprile 2022, sarà permanente.
La nuova collezione allestita ad hoc intende rievocare quella specie di enciclopedia tridimensionale del mondo visibile di allora, in un’epoca in cui scienza, folklore e mito si fondevano in una sintesi che oggi può apparire curiosa e bizzarra. Da qui la scelta e l’acquisto nel corso del 2020, 2021 e 2022 di una serie di reperti dal mondo animale e minerale – un coccodrillo, un armadillo, un raro bezoar, mascella di squalo, fossili, pietre, lapislazzuli e così via – utilizzando, oltre al già citato Fürttenbach, fonti del XVI e XVII secolo e in particolare le descrizioni dello scienziato bolognese Ulisse Aldrovandi. L’allestimento – progettato dall’arch. Massimo Ferrari, Politecnico di Milano, polo territoriale di Mantova – infatti è volutamente non convenzionale, leggero e godibile, pensato anche per piacere alle scuole ma non per questo privo di quel rigore filologico su cui si fondava la memorabile mostra del 1979 intitolata “La Scienza a Corte”, che fu occasione per esplorare gli approcci scientifici tra Cinque e Seicento, rivelando uso e funzione di questi e altri spazi in Palazzo Ducale.
In quanto parte delle collezioni permanenti del museo, anche questa sezione sarà arricchita da ulteriori acquisti che verranno via via presentati al pubblico nei prossimi mesi. Una piccola anticipazione possiamo già darvela: riguarda il celebre dente di narvalo, in antichità ritenuto un prezioso e rarissimo esemplare di “corno di unicorno”, che sarà prossimamente incluso tra i reperti esposti. Un ciclo di conferenze, che coinvolge importanti studiosi, è attualmente in fase di organizzazione e consentirà al pubblico e agli specialisti di approfondire i contenuti della nuova sezione espositiva e della tematica delle collezioni naturalistiche nel contesto italiano ed europeo. Una parte dell’allestimento accoglie materiali paleontologici delle collezioni permanenti: fossili e altri reperti di proprietà comunale, restaurati per l’occasione e mai sin qui esposti al pubblico.
La Galleria delle Metamorfosi è naturalmente anche interessante di per sé, distinta com’è in quattro ambienti, ciascuno dei quali richiama un elemento naturale. Gli stucchi e le pitture furono progettati a fine Cinquecento da Antonio Maria Viani e la galleria, quadripartita, ha un aspetto straordinariamente mitteleuropeo.
Della leggendaria collezione naturalistica dei Gonzaga resta oggi soltanto il già citato ippopotamo, che torna avventurosamente al Ducale dopo quasi due secoli e mezzo. Le sue origini sono state ricostruite solo in parte: si crede fosse uno dei due animali giunti a Mantova dall’Egitto nel 1603, cacciati dal medico Federigo Zerenghi, la cui notizia ci viene riferita dall’Abate Gian Girolamo Carli (1719-1786), segretario perpetuo dell’Accademia Virgiliana. Si tratta propriamente di una tassidermia (tecnica diversa dall’imbalsamazione) tra le più antiche attualmente conosciute. Scampato miracolosamente al sacco di Mantova del 1630, nel corso del Settecento l’ippopotamo fu incorporato nelle collezioni naturalistiche dell’Accademia Nazionale Virgiliana ma dal 1783 è conservato ed esposto a Pavia, presso il Museo Kosmos di Storia Naturale, dove tornerà il prossimo 9 ottobre 2022 quando si concluderà il periodo di prestito concordato con Palazzo Ducale.
Quanto alla lugubre mummia di Passerino, ragazzi e famiglie possono stare tranquilli: non c’è più. Secondo la leggenda, a disfarsene fu Susanna Enrichetta di Lorena, ultima duchessa di Mantova: stanca dell’inquietante trofeo, lo fece gettare nelle acque del lago. Sfidò così la profezia di una maga, che aveva predetto la perdita del potere a chi si fosse sbarazzato della mummia: ragion per cui nessun Gonzaga, fino ad allora, si era azzardato a liberare il nostro ippopotamo dal corpo vilipeso di Passerino. Ingenua superstizione? Chissà, sta di fatto che di lì a poco il potere dei Gonzaga si sgretolò: il duca Ferdinando Carlo infatti, fuggendo a Venezia, abbandonò per sempre Palazzo Ducale…
L’apertura di questo nuovo e importante tassello espositivo consentirà di visitare anche ulteriori sezioni di Palazzo Ducale: per accedere alla Galleria delle Metamorfosi il pubblico potrà, dall’Appartamento di Troia in Corte Nuova, percorrere il tragitto che comprende la Galleria dei Mesi (attualmente in restauro) e la straordinaria Galleria della Mostra, con l’affaccio sul Cortile della Cavallerizza. Questo significativo aumento dell’offerta culturale e il grande sforzo attuato dalla direzione del palazzo per rendere fruibili nuovi ambienti ha tuttavia un piccolo rovescio della medaglia: un lieve ritocco del costo del biglietto, che passa da 13 euro più prevendita a 15 euro prevendita inclusa (il percorso senza Camera degli Sposi, analogamente, si incrementa da 7 euro a 9). Uno sforzo in più per il visitatore che potrà tuttavia avere una visione ancor più completa della straordinaria avventura storica della dinastia Gonzaga, dei loro ineguagliabili lasciti artistici a Mantova e della stupefacente bellezza del patrimonio monumentale italiano.
“L’apertura della Galleria delle Metamorfosi – afferma il Direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso – rappresenta un traguardo importante per il nostro museo e una freccia in più nell’arco dell’ampia offerta culturale mantovana. Presentiamo al pubblico una collezione e un allestimento interamente nuovi, impreziositi da un prestigioso prestito dal Museo Kosmos di Pavia, estendendo ulteriormente il già notevole percorso di visita di Palazzo Ducale e facendo luce su un aspetto del collezionismo eclettico dei Gonzaga. Questa nuova sezione del museo ci permetterà ancora di più di lavorare con le scuole e con un pubblico nuovo, che magari non ha ancora visitato il palazzo ed è in cerca di un’esperienza più divertente e insolita. La parola latina ‘mirabilia’ non cade a sproposito.”
“È un’importante occasione di collaborazione scientifica e museologica – commenta Jessica Maffei del Museo Kosmos di Pavia – una partnership che consente a Kosmos di prestare il suo prezioso reperto per conferire ulteriore prestigio all’evento di Palazzo Ducale. Si tratta di una cooperazione tra istituzioni della cultura che contribuisce a promuovere la diffusione del sapere naturalistico, in un’ottica di stupore per le “cose meravigliose” e di cura nelle ricerche di laboratorio che hanno consentito a Kosmos di confermare con rigore scientifico la vicenda dell’ippopotamo gonzaghesco, da Passerino a oggi”.
Kosmos, il Museo di Storia naturale dell’Università di Pavia, possiede un patrimonio di oltre 400 mila reperti naturalistici di grande valore storico e scientifico.
Numerosi sono i pezzi iconici tra i quali un elefante indiano donato a fine Settecento al re di Francia e poi musealizzato a Pavia per volere di Napoleone, un raro esemplare di Latimeria, una giraffa nubiana, un cranio di narvalo eccezionalmente dotato di due denti, statue miologiche di raffinata fattura e, non da ultimo, tra gli altri, l’ippopotamo dei Gonzaga. Una storia, quella del quadrupede africano, che lega Pavia e Mantova oggi come 240 anni fa.