L’Università di Pavia, in collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ha partecipato allo studio internazionale “The INTERCOVID Multinational Cohort Study” per indagare gli effetti del COVID-19 nelle donne in gravidanza. Uno studio su oltre 2.100 donne incinte in 18 paesi in tutto il mondo, che ha rivelato come il COVID-19 sia associato a un rischio più elevato di gravi complicazioni materne e neonatali rispetto a quanto precedentemente riconosciuto.
I ricercatori dell’Università di Oxford – che hanno coordinato la ricerca pubblicata sulla rivista «JAMA Pediatrics» – hanno fornito, per la prima volta, informazioni comparative dettagliate circa gli effetti del COVID-19 contratto in gravidanza.
Nel team pavese: Hellas Cena e Rosa Maria Cerbo (co Principal Investigators), Debora Porri, Rachele De Giuseppe, Arsenio Spinillo, Annachiara Licia Scatigno, Francesca Perotti.
Nell’articolo gli autori concludono che il rischio per madri e bambini è maggiore di quanto riconosciuto all’inizio della pandemia e che le misure prioritarie per la salute dovrebbero includere le donne incinte.
Aris Papageorghiou, professore di medicina fetale presso l’Università di Oxford, che ha co-diretto INTERCOVID, ha dichiarato:
“Le donne positive al COVID-19 durante la gravidanza avevano oltre il 50% di probabilità in più di sperimentare complicazioni durante la gravidanza (come parto pretermine, pre-eclampsia, ricovero in terapia intensiva e morte) rispetto alle donne in gravidanza non affette da COVID-19. I nati da donne infette erano quasi tre volte più a rischio di gravi complicazioni mediche, come il ricovero in un’unità di terapia intensiva neonatale, principalmente a causa della nascita avvenuta prematuramente. La buona notizia, tuttavia, è che i rischi nelle donne asintomatiche affette da COVID-19 e nelle donne non affette erano simili.”
I ricercatori hanno cercato di comprendere gli effetti del COVID-19 in gravidanza raccogliendo i dati su donne in gravidanza con e senza diagnosi di COVID-19, un passo importante per garantire che le famiglie comprendano i rischi, che le madri e i bambini ricevano la migliore assistenza possibile e che le risorse sanitarie, come i vaccini, siano adeguatamente assegnate. Tuttavia, fino ad ora, la qualità delle informazioni disponibili è stata limitata.
Lo studio descrive il lavoro di oltre 100 ricercatori che hanno recentemente completato lo studio INTERCOVID che ha coinvolto oltre 2.100 donne incinte di 43 ospedali per la maternità in 18 paesi a basso, medio e alto reddito in tutto il mondo.
Questo studio è unico perché ogni gravida positiva al COVID-19 è stata confrontata con due gravide non infette che partorivano contemporaneamente nello stesso ospedale.
Il professor Papageorghiou, ha continuato:
“Fortunatamente, ci sono state pochissime morti materne; tuttavia, il rischio di morire durante la gravidanza e nel periodo postnatale era 22 volte maggiore nelle donne con COVID-19 rispetto alle donne incinte non infette.”
Lo studio ha anche evidenziato la positività per il COVID-19 in quasi il 10% dei neonati nati da madri positive, durante i primi giorni postnatali.
José Villar, professore di medicina perinatale presso l’Università di Oxford, che ha co-condotto lo studio, ha dichiarato:
‘È importante sottolineare che l’allattamento al seno non sembra essere correlato a questo aumento. Il parto con taglio cesareo, tuttavia, può essere associato a un aumento del rischio di avere un neonato infetto.”
Lo studio dimostra l’importanza di raccogliere rapidamente dati multinazionali su larga scala durante una crisi sanitaria, poiché i ricercatori sono stati in grado di completare lo studio in soli 9 mesi, utilizzando la struttura che era già in atto dal progetto multicentrico INTERGROWTH-21st di Oxford.
Il professor Villar ha continuato:
“L’attuale struttura INTERGROWTH-21st è stata fondamentale per consentire ai ricercatori di tutto il mondo di attuare questa iniziativa urgente in tempi record e il loro impegno per lo studio è stato notevole. L’esame degli effetti a lungo termine su madri e bambini è la prossima sfida “.
Stephen Kennedy, Professore di Medicina della Riproduzione presso l’Università di Oxford, che ha co-condotto lo studio, ha concluso:
“Ora sappiamo che i rischi per madri e bambini sono maggiori di quanto ipotizzassimo all’inizio della pandemia e che le misure sanitarie note, una volta attuate, devono includere le donne incinte. Le informazioni dovrebbero aiutare le famiglie, poiché ora è chiara la necessità di fare tutto il possibile per evitare di essere infettati. Rafforza anche il razionale per offrire la vaccinazione alle donne incinte.”
Link all’articolo: https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/2779182