Mercoledì 27 novembre 2019, alle ore 17.00, nel Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia (Corso Strada Nuova, 65) si svolgerà una proiezione di immagini dialogando con l’autore Giuseppe Dezza su El Salvador, 1990 — 1996, nell’ambito della programmazione del Festival dei Diritti 2019 promosso dal CSV Lombardia Sud.

Trent’anni fa, nel Salvador, sei gesuiti e due donne furono uccisi da un commando speciale dell’esercito perché il governo li riteneva i capi che manovravano le insurrezioni di sinistra. Dal 1979 al 1992 il paese fu teatro di una guerra civile fra le forze armate governative e le forze insurrezionali del Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale. Erano gli anni della guerra civile e degli squadroni della morte. Del Salvador nei nostri media si parla di solito soltanto quando si verificano catastrofi naturali o quando accadono fatti criminali straordinari come, per esempio, l’uccisione dei gesuiti e delle due donne. Ma qual è oggi la situazione nel paese? Anche se la guerra civile in El Salvador è avvenuta decenni fa, le ripercussioni si fanno sentire ancora oggi e verrebbe da dire che nulla è cambiato.

“Beyond the image: El Salvador 1990-1996” è il reportage che il fotografo Giuseppe Dezza, che vive negli Stati Uniti ma attualmente è ospite a Pavia, presenterà mercoledì 27 novembre. Si tratta di un reportage fotografico realizzato nel corso della sua permanenza in Salvador, nel periodo finale del conflitto (durato dal 1979 al 1992) e post-bellico. Dezza, infatti, ha lavorato per la commissione non governativa dei diritti umani (CDHES) per quattro anni documentando le violazioni di tali diritti. Durante la sua permanenza in Salvador, Giuseppe Dezza è andato in posti dove  la maggior parte delle persone non si recava, affrontando l’impatto che la guerra ha avuto sulle famiglie, il loro dolore e la loro sofferenza. Questo traspare dalle sue fotografie e risveglia riflessioni sulla povertà e la guerra, in un intreccio di compassione, arte e resistenza. Le immagini raccontano semplicemente la sua storia come l’ha vissuta, con la speranza che chi le guarda vada oltre l’immagine, entri in profondità nelle rappresentazioni per cogliere il riflesso della guerra, della povertà, della condizione umana e  delle contraddizioni della vita.

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