Si è svolto nelle prime due settimane di settembre presso la Technische Hochschule Mittelhessen – University of Applied Sciences (Gießen, Germania) il workshop internazionale di progettazione “LUIGI – Locus urbanus identitate Gießen” cui l’Università di Pavia ha partecipato con il prof. Alessandro Greco (DICAr), l’ing. Valentina Giacometti (già visiting professor presso la THM nel 2016 e ora assegnista di ricerca presso il DICAr) e 5 studenti del Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura (presieduto dal prof. Marco Morandotti, da sempre sostenitore di una apertura a iniziative internazionali).

Il gruppo di lavoro (complessivamente 30 studenti, 5 tutor e 6 docenti) è stato completato dalla Universidad Central de Chile di Santiago del Cile (con alunni guidati dal prof. Jaime Migone) e dalla ETSAM.-UP Madrid di Spagna (delegazione condotta dal prof. Enrique Martinez Sierra).

Il tema scelto dal prof. Nikolaus Zieske (direttore del workshop con il supporto della collega Ulrike Wasserman) ha riguardato la riqualificazione dei due musei civici di Gießen e dello spazio urbano tra i due edifici; un tema molto sentito nella città tedesca che presenta diverse analogie con Pavia (su tutte il fatto che vi è una popolazione studentesca di circa 28.000 studenti su una popolazione complessiva di 80.000).

Come è tradizione nei workshop di progettazione a cui l’Università di Pavia partecipa dal 1995, gli alunni sono stati suddivisi in 5 gruppi misti che hanno lavorato sotto la guida di tutor per proporre soluzioni diverse per un rinnovamento degli edifici destinati a museo civico e una riqualificazione dello spazio urbano che interessa 3 piazze diverse per spazialità e funzionalità. Le attività sono state svolte sul materiale didattico preparato dalla Technische Hochschule Mittelhessen, che ha messo a disposizione rilievi, documentazione fotografica e informazioni storiche e sulle collezioni museali necessarie per lo sviluppo di un progetto adeguato alle reali esigenze della città e dei suoi musei.

Durante le due settimane di lavoro ci sono state anche lezioni frontali tenute dai docenti del workshop e visite guidate alle città di Francoforte e Marburg per osservare da vicino musei analoghi da cui prendere spunto per le soluzioni da proporre per Gießen.

Il lavoro svolto da gruppi misti ha consentito agli alunni di confrontarsi con scuole diverse, ma accumunate dallo stesso approccio nei confronti del tema della conservazione e valorizzazione dell’edilizia storica, da trattare con consapevolezza della sua storia e con soluzioni capaci di esaltarne le potenzialità nel rispetto dei caratteri identitari.

“Durante gli anni universitari ho avuto l’opportunità di partecipare a diversi seminari che sono stati l’occasione per conoscere nuovi contesti lavorativi. Questa esperienza, come le altre, mi ha permesso di mettere in pratica quanto appreso negli anni di studio in un ambiente nuovo, lavorando a fianco di studenti che condividono la mia stessa passione ma che vengono da background differenti” dice Andrea Campotaro, che ha conseguito a giugno il double degree presso la Tongji University di Shanghai.

Dice Antonella Fantasia (alunna del Collegio Golgi iscritta al quarto anno) racconta: “Un’esperienza internazionale come un workshop mi ha insegnato come le difficoltà che si incontrano venendo a contatto con culture diverse dalla propria siano in realtà uno stimolo ad ampliare il proprio bagaglio culturale. Uscire dalla propria comfort zone aiuta a riscoprirsi diversi e arricchiti. Ciascuno dei partecipanti ha portato con sé il proprio background culturale e lo ha messo a disposizione degli altri al fine di realizzare insieme un progetto che conteneva parti di ognuno di noi. Dagli altri partecipanti e dai professori ho avuto molti stimoli professionali, personali e culturali”.

Luca Frigerio (laureando al secondo workshop internazionale dopo Santiago del Cile nel 2017) sottolinea “Non è la prima volta che partecipo ad attività internazionali e rimango tuttora stupito da quanto si impari e si cresca durante queste attività. Sono sempre bene organizzate e sono un ottimo modo per visitare nuovi paesi e conoscere nuove culture sia sotto gli aspetti didattico lavorativi che soprattutto culturali; i giorni passano in fretta tra battute, balli e  serate tipiche delle varie nazioni che alleggeriscono molto le attività universitarie. Le consiglio vivamente perché confrontandosi durante i workshop si impara molto più velocemente che durante una normale lezione frontale e si creano ricordi e amicizie che rimangono per sempre”.

Per Fjoralba Koci (che inizierà il quinto anno del Corso di laurea in Belgio come studentessa Erasmus per tornare al Collegio Golgi nel secondo semestre per completare la tesi) “Il workshop è un’opportunità formativa significativa sia per quanto riguarda il lato professionale poiché ti scontri con diversi approcci all’Architettura ma anche dal punto di vista caratteriale in quanto ti metti in gioco e ti confronti con diverse personalità che però hanno un obiettivo in comune che si raggiunge solo con la comprensione, la dedizione e l’equilibrio”.

Federico Maestri, invece, afferma “Ho trovato questa esperienza unica sia dal punto di vista sociale che formativo: essa mi ha permesso di accrescere il mio bagaglio culturale e incrementare le mie capacità progettuali, in quanto, lavorando in team, con studenti di altre nazionalità, ho potuto apprendere da loro nuovi modi di approcciarsi all’architettura e nuove tecniche progettuali, grazie anche al sostegno costante da parte dei professori e degli assistenti che ci hanno seguito durante l’intero workshop. La cosa più importante è stata la collaborazione che si è creata all’interno di ogni team, ognuno con idee e formazioni universitarie differenti ma uniti dallo stesso fine: portare a termine in due settimane un progetto. Questo ha consentito a ciascuno di noi di poter dare il massimo e crescere insieme”.

Al termine del workshop, i progetti elaborati sono stati presentati alle autorità accademiche e cittadine presso uno dei due Musei coinvolti nel progetto. Tutti hanno riconosciuto il grande impegno degli alunni coinvolti nel workshop e la loro capacità di proporre soluzioni (in alcuni casi anche estremamente coraggiose) adeguate alle esigenze della città e dei Musei. Un risultato di rilievo in cui il contributo della Scuola Pavese si è distinto, come altre volte, per la capacità di indirizzare il lavoro dei diversi gruppi con coerenza verso scelte progettuali consapevoli e orientate alla sostenibilità e all’inclusione.

Il prossimo appuntamento tra le Università coinvolte in questa rete internazionale, che lavora per formare progettisti sempre più consapevoli e preparati, è per settembre 2020.

 

Di seguito una serie di scatti della giornata conclusiva: