Sabato 26 maggio 2018, alle ore 17.30, l’inaugurazione del secondo appuntamento del ciclo “Incontri d’Arte”, durante il quale artisti contemporanei espongono nel Museo di Archeologia dell’Università di Pavia (Palazzo Centrale dell’Università di Pavia – Corso Strada Nuova, 65). L’esposizione è dedicata a Tomoko Nagao.
L’arte di Tomoko Nagao (Nagoya, 1976) ha un approccio propenso alla contaminazione dei linguaggi e aderisce all’esperienza culturale Neo-pop e Superflat, capace di elaborare dei dispositivi a lettura stratificata e solo apparentemente banali: a un primo livello, infatti, assistiamo all’innesto della tradizione giapponese delle Anime nei miti della cultura occidentale, già peraltro setacciati dalla lunga esperienza Pop, da Caravaggio a Leonardo da Vinci, da Botticelli a Tiziano, a Velasquez, dalla scuola di Fontainebleau a Delacroix. In questa contaminazione e rilettura stridono le icone del mondo contemporaneo dei brand più famosi, introdotte con gusto tra l’ironia e la satira.
Un secondo piano interpretativo riguarda la scelta dei soggetti della tradizione, che interessano spesso figure femminili sottilmente erotiche o miti della bellezza occidentale, tradotti nell’estetica kawaii: figure che l’artista intende riabilitare come icone eroiche di una femminilità sempre soggetta alla violenza stereotipata della cultura dell’occhio maschile, da cui vorrebbero una volta per tutte liberarsi e irrompere come protagoniste. Ne consegue un ulteriore e più intimo senso dell’operare, che è connesso alla propria esperienza di donna artista nel mondo dell’arte, con le difficoltà e le ambiguità che la vicenda creativa comporta, ma intende allargarsi alla condizione femminile giapponese contemporanea, sempre più fragile e tuttavia abile a celare il dramma più sofferto dietro un’icona felice e spensierata.
Per il Museo di Archeologia dell’Università di Pavia Tomoko ha scelto di intervenire ironicamente sul tema della “testa”, partendo dalla testa della mummia di un giovane dell’Antico Egitto conservata nelle teche del piccolo museo. Una grande Medusa, ispirata a Caravaggio e all’antico, accoglie il visitatore con i suoi ambigui riflessi offerti dal tecnologico supporto vinilico. Negli allestimenti storici l’artista ha installato dieci sculture Salomè (2018), una testa di fanciulla su un piatto, con varianti cromatiche, in dialogo con i reperti.
La versione Micro-Pop di Salomè inventata da Tomoko Nagao è una creazione originale e autonoma che diviene un’icona felice, spensierata, graziosa. L’artista si rifà idealmente al mito di Salomè di primo Novecento, ma lo cambia di segno e ne sposta il significato in chiave decisamente femminile: sul piatto, infatti è la stessa testa di Salomè, come una bellezza vittima della società dei poteri forti maschili. La testa, apparentemente gioiosa e spensierata, con una goccia di sangue “animata” a cui tutti facilmente si affezionano, diviene immagine di una bellezza che nasconde una sofferenza tragica e un tradimento: dietro la sua apparenza gentile la donna è, in verità, l’oggetto di un mondo di desideri maschili e di poteri più o meno occulti che la dominano e vogliono la sua testa su un piatto di portata.
Si ringrazia Pressoplast s.r.l.
*Nell’immagine di apertura: Tomoko Nagao, Medusa, 2018, stencil su vinile trasparente e riflettente, 70 x 60 cm.
Sopra: Tomoko Nagao, Salomè L-pegasus and sulfur, 2018, mixed media, stampa 3D, 130x137x97cm, courtesy Sismaitalia.
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