Martedì 13 marzo 2018, alle ore 18.00, presso l’Aula Magna del Collegio Ghislieri di Pavia (Piazza Ghislieri, 4), si terrà l’incontro con Massimo Cacciari “Filosofia e Poesia”.
Laureatosi sotto la guida di Dino Formaggio all’Università di Padova, Massimo Cacciari diviene professore di Estetica all’Istituto di Architettura di Venezia e, nel 2000, fonda la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno, di cui è il primo preside. Tra i più prestigiosi riconoscimenti: il premio Hannah Arendt per la filosofia politica nel 1999, il premio dell’Accademia di Darmstadt nel 2002, la medaglia d’oro del Circulo de bellas Artes di Madrid nel 2005, la medaglia d’oro “Pio Manzù” del Presidente della Repubblica Italiana nel 2008, il premio De Sanctis per la saggistica nel 2009, la laurea honoris causa in Architettura dell’Università di Genova nel 2002, quella in Scienze politiche dell’Università di Bucarest nel 2007, quella in Filologia classica dell’Alma Mater di Bologna nel 2014. Ha poi pubblicato numerosissimi saggi e opere, tra i quali citiamo Krisis (1976), Dell’inizio (1990), Della cosa ultima (2004), Labirinto filosofico (2014), dando vita a un pensiero proprio che prende il suo avvio dalle riflessioni di Nietzsche, Wittgenstein, Heidegger sulla crisi della razionalità classica. Dalla crisi, agli occhi di Cacciari, emerge però il valore del “pensiero negativo”, che libera dalle illusioni della metafisica occidentale aprendo a una creatività originaria.
L’incontro con Cacciari verterà sul nodo tra filosofia e poesia, “sorelle rivali” che però affondano le proprie radici, entrambe, nel pensare. Questo polemos tra il pensiero filosofico e il linguaggio poetico segna l’intera storia del pensiero occidentale, a partire dal primo grande critico della poesia che fu Platone, e segna anche il senso comune di oggi. La poesia è infatti spesso descritta come un linguaggio accessorio e inessenziale, come un’espressione marginale e mai necessaria. Di fronte a questo fronte di anti-poesia, essa non può che costruirsi come “scuola di resistenza”, dovendosi innanzitutto giustificare per esistere. E in questo movimento di resistenza si pone anche Cacciari. Il filosofo, infatti, inviterà a riflettere sulla necessità propria della poesia, per certi tratti precedente e prioritaria alla filosofia stessa. Solo la poesia, infatti, può veicolare l’abissalità, l’oscurità originaria del reale e il suo enigma. Lungi dall’essere una fantasia inutile, la poesia apre alla dimensione più originaria del linguaggio, di un linguaggio che non ci appartiene, ma che è, al contrario, una potenza originaria a cui apparteniamo, che ci contiene. Una tale potenza non può veicolarsi nel dominio del pensare filosofico, dominio della luce e non dell’oscurità: la filosofia è infatti al servizio della significazione e, per questa ragione, non può accostarsi a quella dimensione originaria a cui dà accesso solo la parola poetica.