Nell’ambito del ciclo “I giovedì del Collegio Cairoli”, giovedì 9 novembre 2017, alle ore 18.00, nell’Aula Magna del Collegio Fratelli Cairoli (Piazza Cairoli – Pavia), il Prof. Sandro Spinsanti, Membro del Comitato Nazionale di Bioetica, terrà una conferenza dal titolo “Evidence Based Medicine e Narrative Based Medicine: quali rapporti reciproci?”.
Il relatore sarà presentato dal Prof. Marcello Orzalesi, Coordinatore Scientifico Fondazione Maruzza Lefebre D’Ovidio Onlus.
Medicina e narrazione: hanno qualche rapporto l’una con l’altra? Viene spontaneo pensarle come due realtà estranee che, come l’acqua e l’olio, possono stare insieme solo miscelandole con forza. La medicina, ovvero l’arte di curare i mali del corpo, la immaginiamo su un piano diverso rispetto alle parole, che costituiscono la trama della nostra vita sociale. L’accostamento è una questione di moda? Potrebbe farlo pensare l’immagine che l’editore ha deciso di porre in copertina del libro che ho dedicato alla medicina narrativa (La medicina vestita di narrazione, Il Pensiero Scientifico, 2016). Ha scelto un manichino, con tanto di metro annodato al collo, così da creare inequivocabilmente un’atmosfera da sartoria. Ebbene, proprio la sartoria è la metafora che ci aiuta a mettere a fuoco il legame che esiste tra la cura e la narrazione.
Più che l’interesse per le mode effimere, ci guida l’intento che è proprio dell’arte sartoriale: adattare l’abito al corpo della persona. Così che ognuno senta ciò che indossa come un’espressione del suo io più profondo. Siamo agli antipodi delle divise tutte uguali, che annegano gli individui nella massa. E anche degli abiti dei grandi magazzini, che tutt’al più permettono di differenziare la taglia. Quand’anche l’abito che indossiamo fosse né troppo largo, né troppo stretto, siamo ancora lontani dall’ideale di un vestito creato appositamente per noi, che ci calza a pennello. Proprio questo è, invece, il sogno che ci abita quando parliamo di medicina narrativa: quello di una cura che si adatti perfettamente a noi, “sartoriale” appunto.
Siamo forse nel regno dell’utopia? Certo, non ci accontentiamo di una medicina ridotta a una sottospecie della meccanica dei corpi e di professionisti sanitari nel ruolo di “aggiustatori” (così come Tiziano Terzani chiamava gli oncologi che si impegnavano a sconfiggere il suo cancro, ma prescindendo completamente dalla sua persona: con una storia, un progetto, una vicenda esistenziale unica).
La medicina narrativa può essere un’etichetta nuova per veicolare un’aspirazione antica: che coloro che forniscono la cura e i malati che la ricevono si incontrino anzitutto come esseri umani. L’ “umanizzazione” dei trattamenti sanitari, che viene tanto spesso invocata, non passa attraverso i buoni sentimenti. Empatia e condivisione non guastano, certo; ma è essenzialmente la parola quella che costituisce il dono e il compito della nostra umanità. Lo scambio di parola si traduce in informazione e in ascolto. In medicina l’informazione ha acquisito progressivamente diritto di cittadinanza. Basti pensare che solo fino a pochi anni fa ai medici si chiedeva di prendere decisioni di cura “in scienza e coscienza”, senza sentirsi obbligati a informare i malati e a ottenere un esplicito consenso ai trattamenti. Oggi il cosiddetto consenso informato, ridotto a una procedura, straripa nelle strutture sanitarie. Ma l’ascolto latita.
Senza ascolto le decisioni cadranno sempre dall’alto, per quanti moduli di consenso informato si faccia firmare al paziente. La “conversazione” – intesa non come chiacchierata amichevole, ma come scambio reciproco di saperi e di valori, nel rispetto dell’ineliminabile diversità di posizione tra chi richiede la cura e chi è in grado di erogarla – è l’anima della medicina narrativa. È in questo contesto che nascono le decisioni condivise: quelle tagliate su misura, come abiti di sartoria.
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Il Prof. Sandro Spinsanti è laureato in teologia morale e psicologia, con formazione psicoterapeutica. Ha insegnato etica medica nella facoltà di Medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore e bioetica nell’Università di Firenze. Ha diretto il Dipartimento di Scienze Umane dell’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina (Roma) e il Centro Internazionale Studi Famiglia (Milano). È stato componente del Comitato Nazionale per la Bioetica e presidente di numerosi Comitati etici per la ricerca. Ha fondato l’Istituto Giano per le Medical Humanities e il management in sanità (Roma). Ha diretto la rivista di Medical Humanities Janus (ed. Zadig). Tra le sue pubblicazioni: Chi decide in medicina?, ed. Zadig, Roma 2004; La medicina vestita di narrazione, Il Pensiero Scientifico, Roma 2016.