La struttura del linguaggio non è determinata dalla funzione comunicativa, ma è l’esito di un progetto biologico che ha dotato gli esseri umani di un sistema di ricombinazione di simboli. È questo il nucleo di un lavoro critico pubblicato su una rivista del gruppo Nature, uno dei più prestigiosi al mondo, a cui hanno partecipato: Noam Chomsky, il più influente linguista vivente e uno dei massimi riferimenti di sempre per la natura formale del linguaggio; Angela Friederici, leader nei lavori sulla struttura del cervello e direttrice del Max Plank Institute di Lipsia; Robert Berwick studioso degli aspetti matematici del linguaggio del MIT di Boston e Andrea Moro, linguista e neuroscienziato alla Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia.
In “Linguaggio, mente e cervello”, questo il titolo della pubblicazione, il ragionamento prende avvio da un’osservazione cruciale: al linguaggio, spesso, non diamo una definizione corretta. Anzichè analizzare la struttura del linguaggio umano come un sistema progettato per comunicare, Noam Chomsky, Andrea Moro, Angela Friederici, Johan Bulhuis e Robert Berwick sostengono che la prospettiva corretta sia di analizzare il linguaggio come un meccanismo cognitivo di tipo computazionale, determinato biologicamente, in grado di generare a partire da un insieme limitato (le parole) un insieme illimitato di espressioni gerarchicamente strutturate (le frasi).
Il lavoro si concentra sull’idea che la funzione comunicativa non sia l’elemento che ha strutturato il linguaggio e da questa idea tra le conseguenze sia in senso neurobiologico sia rispetto alle differenze con gli altri animali, sia per quanto riguarda lo sviluppo del bambino e dell’evoluzione della nostra specie. Viene messo chiaramente in luce come quest’ipotesi da tempo avanzata nella linguistica formale da Chomsky, sia ora corroborata in modo sostanziale da studi di tipo neurobiologico tra i quali i lavori di Angela Friederici e Andrea Moro.
Il neurologo Stefano Cappa definisce il lavoro pubblicato da Nature come “una sintesi unica tra i più recenti approcci della linguistica generativa e delle neuroscienze cognitive. Una lettura obbligata per chiunque si interessi alla neurobiologia del linguaggio”.