Miriam Turrini, docente del Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, vince il premio internazionale Fass-Sandin 2016 della Society for the History of Children and Youth per il miglior articolo (in lingua tedesca o italiana) del 2015 con il lavoro “Poco oltre la soglia: racconti autobiografici di aspiranti gesuiti a metà Seicento”, in Studi storici, del 3/2014, July –Sept., pp. 585-614.
Il premio è stato assegnato dalla commissione giudicatrice per la ricchezza e la produttività delle fonti consultate, oltre che per le questioni metodologiche e concettuali che il lavoro solleva nello studio della storia dell’infanzia e della giovinezza all’inizio dell’età moderna in Europa.
L’articolo si basa su un meticoloso lavoro di ricerca d’archivio, concentratosi in particolare sui questionari compilati tra il 1636 e il 1644 dai giovani aspiranti gesuiti ammessi al noviziato presso S. Andrea a Roma. Dei 180 questionari disponibili, 82 includono il racconto della loro vocazione. Lo studio della prof.ssa Turrini si basa sulla combinazione dell’analisi dei questionari con quella delle storie vocazionali, presentandoci una straordinaria fonte di informazioni relative a un periodo in cui è difficile reperire testimonianze della voce dei ragazzi. Questi documenti forniscono dati sulla vita e sul background di provenienza di questi giovani, sulla scoperta della loro vocazione e sulla successiva scelta di intraprendere il noviziato. La maggior parte degli aspiranti novizi ha tra i 14 e i 18 anni; provengono sia dall’Italia che da altri paesi europei e da differenti tipologie di famiglie. Solo una minoranza ha origine da famiglie molto ricche o molto povere e molti di loro sono orfani di uno o di entrambi i genitori. Le loro testimonianze offrono preziosi scorci sul complicato passaggio dall’infanzia all’età adulta che, in questo contesto, coincide con il difficile passaggio dalla precedente vita “secolare” alla nuova esperienza di novizi nella Compagnia dei Gesuiti.
Le fonti analizzate offrono un importante sguardo sull’individualità e la soggettività dei giovani impegnati in un processo di analisi interiore e di autorappresentazione.
Al fine di completare con successo il periodo di prova, gli aspiranti gesuiti dovevano rispondere a domande relative al loro passato e presentare una visione del loro futuro, visto come un progetto di auto-realizzazione che avrebbe dovuto coincidere con l’ottenimento della perfezione cristiana. Anche se inevitabilmente pervase dalla necessità di soddisfare le aspettative dei loro esaminatori, le fonti mostrano il complicato sforzo di raccontare un progetto di vita radicale, un progetto che non solo richiede ai ragazzi di resistere alle tentazioni mondane, ma anche di combattere l’opposizione dei genitori. Solo in pochi casi, infatti, troviamo esempi di conversioni sollecitate o forzate, perseguite come parte di strategie familiari.
La prof.ssa Turrini paragona gli scritti dei più giovani con la minoranza degli scritti appartenenti a ragazzi più grandi, evidenziando in tal modo la specificità delle voci e delle esperienze delle persone più giovani e gli aspetti metodologici e teorici che emergono dalle fonti.
Il saggio della prof.ssa Turrini ha rappresentato un primo approccio a questo tipo di documenti autobiografici che da allora sono stati indagati ulteriormente. Questo articolo è destinato a promuovere ulteriori riflessioni storiografiche sulle categorie rilevanti per lo studio della gioventù in Europa.