Nel settembre 2016 è stato conferito al Centro Manoscritti l’archivio cartaceo del poeta Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po, 1914 – San Benedetto Po, 1999), per volere della figlia Rita.

L’archivio annovera circa 7000 carte di materiali autografi relativi a poesie, racconti e prose varie dell’Autore e 2052 lettere inviate a quest’ultimo da vari corrispondenti, tra cui esponenti della cultura italiana novecentesca del calibro di Elio Accrocca, Giorgio Bàrberi Squarotti, Attilio Bertolucci, Carlo Betocchi, Piero Bigongiari, Giorgio Caproni, Carlo Cassola, Piero Chiara, Maurizio Cucchi, Luciano Erba, Giansiro Ferrata, Gilberto Finzi, Franco Fortini, Marino Marini, Primo Mazzolari, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Sereni, Giuliano Vassalli, Andrea Zanzotto, Cesare Zavattini.

Nato a Gorgo, frazione di San Benedetto Po, in provincia di Mantova, Bellintani frequentò, fra il 1932 e il 1937, l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, dove ebbe maestri, tra gli altri, Marino Marini ed Edoardo Persico. In quegli anni Bellintani sognava di diventare scultore. Richiamato alle armi nel 1940, combattè in Albania e in Grecia. Fu prigioniero, dal 1943 al 1945, nei campi di lavoro di Górlitz e Dachau in Germania e di Torn e Peterdorf nell’attuale Polonia. Alla fine del conflitto, abbandonata la scultura, dapprima fu insegnante di disegno presso la Scuola di Arti e Mestieri di San Benedetto Po, poi applicato di segreteria presso la locale Scuola Media. Sposatosi nel 1940 con Eva Pedrazzoli, ebbe due figli, Marino e Rita. Il suo esordio poetico avvenne nel 1946, quando, classificandosi al secondo posto, ex aequo con Vittorio Sereni, al Premio Internazionale “Libera Stampa” di Lugano, cominciò a suscitare l’interesse della critica più avveduta e a pubblicare poesie sul “Politecnico” di Elio Vittorini e su “Paragone” di Roberto Longhi. Del 1953 è la pubblicazione della sua prima raccolta di versi, Forse un viso tra mille. Del 1955 è la raccolta Paria (Edizioni della Meridiana, a cura di Vittorio Sereni, prefazione di Giansiro Ferrata) e del 1963 E tu che m’ascolti (pubblicata nella collana Lo specchio di Mondadori). Dopo aver conseguito ragguardevoli consensi, Bellintani sparì dalla scena letteraria, non pubblicando più nulla per ben 35 anni. In questo lungo arco di tempo, comunque, non cessò né di scrivere, né di disegnare, né di intrattenere rapporti epistolari con poeti e letterati. Nel 1998, poco prima della morte, avvenuta il 7 ottobre 1999, uscirono le raccolte Nella grande pianura (a cura di Maurizio Cucchi, Mondadori editore) e Canto autunnale (a cura di Italo Bosetto, Perosini editore in Verona). Nel 1999 vinse il Premio di Poesia Circe Sabaudia e il Premio Speciale David Maria Turoldo, che fu consegnato postumo, il 29 ottobre, alla figlia Rita. Nel 1996 apparve una selezione di poesie di Bellintani nell’antologia Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, pubblicata nella collana I Meridiani di Mondadori. Fra le varie collaborazioni artistiche prestate da Bellintani nel corso della sua vita, notevole fu quella con il regista Franco Piavoli, con cui lavorò alla sceneggiatura del film Voci nel tempo (1996), apparendovi anche in alcune sequenze. Nel 2004 il regista omaggiò la figura di Bellintani con il lungometraggio Affettuosa presenza, la cui sceneggiatura attinge alla corrispondenza, allora inedita, fra Bellintani e l’amico poeta fiorentino Alessandro Parronchi.

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