È uscita presso l’editore Edipuglia di Bari la raccolta di studi di Giancarlo Mazzoli, Orme della memoria nella letteratura latina tardoantica (Biblioteca di Athenaeum 68).

È il volume 68 della «Biblioteca di Athenaeum», collana di supplementi monografici della Rivista «Athenaeum. Studi di letteratura e Storia dell’Antichità», che nasce nel 1983 per iniziativa del direttore Emilio Gabba. I volumi spaziano dalla storia antica all’archeologia, dalla filologia classica all’orientalistica.

Il volume (che include anche due appendici) raccoglie gli studi condotti nell’ultimo trentennio da Giancarlo Mazzoli sulle tracce di ‘orme della memoria’ impresse nell’anagrafe intellettuale prima ancora che nei testi d’un importante novero di autori, pagani e cristiani, poeti o prosatori, della letteratura latina tardoantica, tra IV e VI secolo.

Può trattarsi di ‘memoria culturale’ nel senso più lato: è stata in particolare rilevata nella produzione poetica di Ausonio e nell’opera storica di Ammiano Marcellino, che, dai due poli a occidente e a oriente dell’ecumene imperiale, avvertono forte il segno ideologico di Roma Urbs e variamente si pongono dinanzi ai portati fondanti della sua tradizione. Sono naturalmente angolature prospettiche valide non solo per loro, ma negli altri autori della raccolta è stato possibile avvertire un più netto concretizzarsi del paradigma culturale in modelli specifici e anche in canoni, quale la scolastica quadriga Messii nelle Confessiones di S. Agostino o l’altro quartetto, composto da vertici della poesia greco-latina, evocato nel carme 7.12 di Venanzio Fortunato; e si può parlare perciò, a miglior titolo, di memoria letteraria che opera da vivace reagente, attivando una svariante dialettica di posizioni. La presenza dei modelli può vigere da potente sussidio sul piano psicologico o filosofico (Cicerone, Virgilio, Seneca tutti insieme nell’epistola 60 di S. Girolamo; e ancora i ‘due’ Seneca, pensatore e drammaturgo, nell’In Rufinum di Claudio Claudiano e nella Consolatio philosophiae di Severino Boezio), ma può pure venire sottoposta, specialmente nel riuso cristiano, a una energica opera di reinvestimento (come nel De officiis di S. Ambrogio) e di, talora polemica, riconversione (come nella Psychomachia di Prudenzio; più conciliante sarà Draconzio). Intertesti particolarmente autorevoli possono precostituire tracciati da ricalcare (così la satira oraziana nell’epistola 1.11 di Sidonio Apollinare) o, viceversa, rovesciarsi addirittura in antimodelli, come l’Eneide (e non solo) di Virgilio nel De reditu suo di Rutilio Namaziano: ma senza perdere in nulla l’intensità di ‘orme’ profondamente depositate nella filigrana culturale degli autori e capaci di riemergere – testimoni le Confessiones agostiniane – perfino dalla cortina d’un rigetto ufficiale della tradizione classica.

In allegato il piano della collana: «Biblioteca di Athenaeum 2022»

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