L’Università di Pavia partecipa a un progetto internazionale finanziato dalla NATO (North Atlantic Treaty Organization) che mira alla cura rapida delle lesioni cutanee in tutti gli scenari operativi della medicina di emergenza.

Il gruppo di Pavia, costituito dai Prof. Cusella e Sampaolesi, coadiuvati da Gabriele Ceccarelli assegnista di ricerca (Anatomia Umana) e dai Prof. Rizzo e Rodriguez Y Baena (Odontoiatria), rappresenta la parte italiana di un progetto internazionale che vede la collaborazione con l’Università di Bruxelles (Prof. Carlo Saverio Iorio) e l’Università di Nagoya in Giappone (Prof. Gemma Rius).

Il progetto pavese «RAWINTS» (Rapid Skin Wound healing by Integrated Tissue engineering and Sensing) prevede lo sviluppo di dispositivi medici atti a ridurre i tempi di recupero e rigenerazione del tessuto cutaneo, in numerosi scenari di catastrofi naturali come terremoti o esplosioni, in cui la carenza di strutture mediche e/o di personale specializzato richiede metodi di rapida guarigione delle ferite. La tecnica si avvale di un dispositivo medico di classe I (Rigenera®) prodotto dalla HBW s.r.l, un’azienda italiana il cui A.D. è il Dott. Antonio Graziano, in grado di disgregare piccoli frammenti di tessuto ottenendo così micro-innesti di cellule staminali mesenchimali, seminati su substrati estensibili simili alla pelle immediatamente utilizzabili. A tali innesti verrà associato un sensore, progettato e testato in collaborazione con l’Università di Nagoya – Giappone, in grado di fornire informazioni fisico-chimiche sullo stato rigenerativo della ferita. Il progetto prevede inoltre il reclutamento di dottorandi e studenti che potranno usufruire di soggiorni all’interno dei 3 paesi partecipanti al progetto RAWINTS, nell’ottica di favorire lo scambio di conoscenze scientifiche in un contesto di ricerca internazionale. Scopo ultimo della ricerca è fornire alle vittime di eventi catastrofici, un sistema rapido di rigenerazione cutanea basato sui più attuali studi sulle cellule staminali.

Il progetto, interamente finanziato dalla NATO, si inserisce nell’ambito del Multi-Year Science for Peace Projects ed ha una durata prevista di tre anni.

Il secondo Meeting operativo si svolgerà nella sede dell’Ateneo Pavese nell’ottobre 2015.

I PROGETTI NATO

L’incontro tra i proponenti il progetto e i funzionari NATO è avvenuto in data 2 luglio 2015 presso la sede NATO- Bruxelles, con esito positivo documentato dalla lettera d’incarico ufficiale.

Il programma NATO “Science for Peace” (SfP) è stato lanciato nel 1997 e il primo progetto ha preso l’avvio nel 1999. I progetti SfP sono stati organizzati secondo tre linee guida principali:

  • difesa contro i pericoli del terrorismo
  • difesa contro gli agenti CBRN (agenti ustionanti)
  • altri pericoli per la sicurezza

Ognuna di queste linee di ricerca è stata suddivisa in sottoprogetti che sono in relazione con le priorità approvate dal Political and Partnerships Committee (PPC). Tutti i progetti sono elencati in ordine di argomento in accordo con le priorità dei co-direttori del progetto, con il budget NATO e con i consulenti NATO e altre istituzioni che collaborano.

I progetti SfP devono possedere delle caratteristiche essenziali:

  • rilevanza per le priorità NATO-SPS
  • scienze applicate di elevata qualità e tecnologie con potenziale di commercializzazione in caso di progetti industriali
  • cooperazione scientifica tra i Partners e gli scienziati NATO
  • capacità di contribuire alla soluzione dei problemi che non solo hanno importanza a lungo termine per i Paesi Partner ma che trattano problematiche di tipo industriale e ambientale con ramificazioni multilaterali
  • capacità di promuovere collaborazioni tra scienziati, industria e utenti finali
  • buone prospettive di promuovere l’integrazione degli scienziati dei vari Paesi nella comunità internazionale R&D
  • Applicazione di tecniche moderne di managment
  • Partecipazione sostanziale di scienziati di giovane età

 

 

 

Condividi su: