Dal 15 al 31 ottobre 2020, presso la galleria al142 di Milano nell’ambito della rassegna Milano Photofestival 2020, si terrà la mostra fotografica “Human Forest” con gli scatti di Marina Tana, laureata nel 2003 in ingegneria all’Università di Pavia e attualmente studentessa della Laurea Triennale in Filosofia presso il nostro Ateneo. La mostra, a cura di Paola Riccardi, è dedicata all’Amazzonia e, in particolare, alle persone che la abitano e che più di chiunque altro vivono in comunione con la natura.

L’Amazzonia è per tutti il polmone verde della Terra. Pochi si soffermano sul  fatto  che  è  un  luogo  inestricabilmente connesso agli esseri umani che da sempre lo abitano, testimoni diretti della sua unicità e degli stravolgimenti sociali e ambientali che attualmente lo minacciano.

A causa della recente pandemia di Coronavirus, le popolazioni indigene sono ancor più in pericolo, in assenza di adeguate cure sanitarie e mezzi di sostentamento, nel mirino di governi e interessi economici che le sovrastano.

Il progetto Human Forest nasce da un’esperienza di viaggio in solitaria nel cuore dell’Amazzonia (dall’Ecuador  al Brasile). Nella remota Zòna Intangible del Parque Nacional Yasuní – creata in Ecuador nel 1999 a protezione del territorio di alcuni gruppi indigeni – la fotografa ha incontrato nel 2017 i Waorani  della  comunità  di  Bameno,  che  hanno  scelto volontariamente di tornare a vivere nella foresta dopo che nel 1956 erano stati presentati al mondo per la prima volta sulle pagine di «LIFE» e poi invasivamente civilizzati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70. Oggi,  i Waorani sopravvivono  sospesi tra uno stile di vita ancestrale di comunione con la foresta, sempre più compromesso, e una modernità predatrice, nell’indifferenza del mondo.

Human Forest mette al centro del racconto le persone, volendo superare i classici stereotipi sulle  popolazioni indigene e dando evidenza all’inscindibilità nella cultura amazzonica del rapporto tra esseri umani e foresta. Un invito alla riflessione sul senso profondo del limite e della condizione umana.

“Waorani significa Umani. È da qui  che credo  si debba tutti ripartire”.

Per leggere la testimonianza completa di Marina Tana: Testimonianza Marina Tana

Leggi anche l’intervista alla fotografa, realizzata dalla curatrice Paola Riccardi: Intervista

La mostra è aperta dal 16 al 31 ottobre, nei giorni giovedì-venerdì-sabato dalle 16:30 alle 19:30 (tutti gli altri giorni su appuntamento, tel. 3402554947).

L’ingresso è gratuito.

L’evento inaugurale si terrà giovedì 15 ottobre 2020, alle ore 18:30, presso la galleria al142 in Viale Monza 142 a Milano.

Marina Tana: Nata a Pavia nel 1979, si laurea in Ingegneria e si trasferisce a Roma, lavorando come manager nel settore della tecnologia e dell’innovazione in contesti internazionali. Appassionata viaggiatrice, studiosa di filosofia  e autrice di racconti  di viaggio, nel 2014 inizia inaspettatamente a viaggiare da sola, avvicinandosi alla Fotografia come ulteriore spazio di riflessione, elaborazione e ricerca personale, come sguardo potenziato in grado di creare un contatto intimo tra la  viaggiatrice e l’ambiente naturale e umano circostante. I suoi viaggi nascono dal desiderio di osservare come esseri umani e territorio si sono influenzati reciprocamente nel tempo, sviluppando una molteplicità di intrecci culturali,  spirituali  e ambientali. Ha frequentato un laboratorio di Fotografia con Sara Lando e un corso sulla  decolonizzazione dell’Arte presso il Node Center di Berlino. Nel 2017 intraprende in solitaria un viaggio avventuroso con l’intenzione di  attraversare  l’Amazzonia, dall’Ecuador al Brasile seguendo il corso dei suoi fiumi principali, attratta dal richiamo mitizzato della vastità e impenetrabilità geografica, dalla straordinaria ricchezza naturale e antropologica, dal fascino misterioso della cosmovisione delle sue popolazioni. Il viaggio si è trasformato in un’esperienza umana di incommensurabile valore, grazie soprattutto all’incontro con la comunità indigena Waorani di Bameno.

Locandina

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