Anche in questo anno così difficile gli Amici di San Lanfranco propongono la consueta rassegna “Musica in San Lanfranco” giunta all’ottava edizione, con la direzione artistica di Alberto Lodoletti e il contributo del Comune di Pavia.

L’edizione 2020 è dedicata al pianoforte solista, con Ludwig van Beethoven come denominatore comune, in occasione del 250° anniversario della sua nascita. Il primo concerto si terrà giovedì 17 settembre 2020, alle ore 21.00, e sarà dedicato al parroco Don Emilio Carrera che lascia la parrocchia.

A seguire altri due appuntamenti, giovedì 1° ottobre 2020, alle ore 21.00, con il pianista Giorgio Costa, che propone un viaggio da Bach a Chopin, passando da Beethoven con la Sonata op. 81° “Les Adieux”.

Terzo e ultimo appuntamento giovedì 15 ottobre 2020, ore 21.00, con Gian Maria Bonino al fortepiano. Sarà suonato uno strumento d’epoca di proprietà del pianista, su cui verrà intrapreso un percorso dal classicismo di Haydn e Mozart per arrivare a Beethoven con la Sonata op. 53 “Waldstein.

Ingresso libero con offerta per il restauro dell’abbazia. Saranno rispettate le distanze e le regole anti COVID-19.

Il programma  di giovedì 17 settembre si apre con la Sonata op. 13, detta “Patetica”, composta nel 1798. È un’opera che appartiene al cosiddetto primo periodo beethoveniano, dove l’influenza del classicismo viennese è ancora evidente, ma allo stesso tempo dove si comincia a notare quell’evoluzione che porterà l’autore a scoprire nuovi mondi. Il più scioccante è il primo movimento, così pieno di contrasti e di suoni violenti, ma pervaso sempre da quel tocco di nostalgia che forse ha contribuito a dare il titolo alla composizione. Il secondo e il terzo movimento, molto classici, sono di una tenerezza infinita, a sottolineare ancora una volta il contrasto dei sentimenti. A seguire quella che forse è la più celebre delle 32 Sonate, l’op. 27 n°2 detta “Al chiaro di luna”, composta nel 1801. È una sonata rivoluzionaria sotto molti aspetti, e rappresenta l’inizio del secondo periodo beethoveniano, il periodo “eroico”. Ormai la sua musica si è evoluta dal classicismo e il romanticismo si dipana alle orecchie dell’ascoltatore. È sempre il primo movimento quello più rivoluzionario: la forma della sonata classica viene sostituita da un Adagio, da suonarsi tutto pianissimo con il pedale abbassato, in un clima meditativo di grandissima suggestione. Dopo il celebre Adagio e un breve secondo movimento echeggiante il classicismo ecco il terzo movimento, Preso agitato, che per violenza e per velocità d’esecuzione contrasta a gran voce con il resto della composizione. L’ultima sonata proposta è l’op. 57 ”Appassionata”, composta nel 1806. È l’ultima sonata del secondo periodo beethoveniano, ed è certamente la più eroica e complessa. Dopo di essa Beethoven comporrà Sonate più intime e più cerebrali, che apparterranno all’ultimo periodo, quello della piena maturità e delle visioni sul futuro. Ma con l’Appassionata siamo ancora in terra, ed è forse dal profondo della terra che nasce l’idea delle prime note, misteriose e cupe, che però subito dopo si elevano al cielo in un gioco di luci ed ombre che durerà per tutta la sonata. Anche qui i contrasti sono molto marcati e anzi portati in un parossismo sonoro che ammalia l’ascoltatore, rapito dalle continue cadenze e dagli arpeggi a tutta tastiera. Il secondo movimento è un tema con variazioni, che, a mo’ del primo tempo, parte dai suoni gravi per “salire in cielo” con i suoni argentini dell’ultima variazione. Il presto finale è un turbinio di note, una cavalcata infinita che se possibile esaspera il dramma che creato nel primo movimento e che nel secondo aveva trovato un attimo di pace.

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