Il Prof. Gian Michele Calvi, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia e il suo gruppo di ricerca tra i vincitori del prestigioso riconoscimento per il lavoro scientifico C’era una volta in Italia: Il racconto del ponte Morandi, assegnato dall’Association for Bridge and Structural – IABSE, per l’anno 2020.

L’Outstanding Paper Award (OPA) viene assegnato ogni anno all’autore o agli autori di un articolo pubblicato nei numeri dell’anno precedente dello «IABSE Journal Structural Engineering International» (SEI), incoraggiando e premiando contributi di altissima qualità.

A partire dall’edizione 2011, Outstanding Paper Award (OPA) viene presentato nelle categorie “Technical Report” e “Scientific Paper”.

Per la categoria “Scientific Paper” viene presentato l’OPA 2020: SEI, Vol.29, maggio 2019, C’era una volta in Italia: Il racconto del ponte Morandi.

Autori: Gian Michele Calvi, Fondazione Eucentre, Pavia, Italia; Matteo Moratti, Studio Calvi Ltd, Pavia, Italia; Gerard J. O’Reilly, IUSS, Pavia, Italia; Nicola Scattarreggia, IUSS, Pavia, Italia; Ricardo Monteiro, IUSS, Pavia, Italia; Daniele Malomo, Mosayk Ltd, Pavia, Italia; Paolo Martino Calvi, Università di Washington, Seattle, USA; Rui Pinho, Università di Pavia, Italia

Il 14 agosto 2018 alle 11.35 del mattino, un tratto rilevante (circa 243 m) del viadotto sul fiume Polcevera a Genova è crollato, uccidendo 43 persone. Il ponte fu progettato nei primi anni Sessanta da Riccardo Morandi, noto ingegnere italiano, e aperto al pubblico nel 1967. La parte crollata del ponte comprendeva essenzialmente una struttura autoportante individuale di 171 m e due sistemi di travi Gerber di collegamento, ciascuna delle quali si estendeva per 36 m dalla struttura autoportante alle parti adiacenti del ponte.

Il lavoro scientifico, vincitore dello IABSE AWARD 2020, vuole ricordare la storia completa del ponte, dal boom edilizio italiano degli anni Sessanta ad alcune delle questioni che sono sorte subito dopo: l’intervento di rinforzo negli anni Novanta, il successivo monitoraggio strutturale e, in definitiva, il progetto di rinforzo mai portato a termine. Vengono discusse le possibili cause del crollo, insieme ad alcune delle probabili inadeguatezze del ponte, la sua storia di manutenzione e di carico sulla base del critical reflection, il confronto con le caratteristiche specifiche della pratica costruttiva del ponte oggi e i risultati ottenuti utilizzando modelli numerici con diversi livelli di rinforzo. Poiché l’intera questione (in particolare i detriti) è stata considerata classificata dal magistrato inquirente nell’immediato dopo il crollo del ponte, questo lavoro si basa interamente su materiale disponibile al pubblico.

Link all’articolo: https://doi.org/10.1080/10168664.2018.1558033

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