Mercoledì 22 gennaio 2020, alle ore 11.00, presso l’Aula Foscolo dell’Università di Pavia (Corso Strada Nuova, 65), si terrà la presentazione del policy report “How do women entrepreneurs in Italy and the UK fund their businesses?”

La ricerca è stata svolta da Roberta Rabellotti (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia) e Paola Subacchi (Queen Mary University of London) e finanziata dall’Ambasciata britannica in Italia.

Sarà presente S.E. Jill Morris CMG, Ambasciatore britannico in Italia.

L’Italia e la Gran Bretagna arrancano rispetto ad altri paesi avanzati per quanto riguarda l’imprenditorialità femminile, nonostante la Gran Bretagna presenti un ecosistema molto più favorevole all’imprenditoria rispetto all’Italia.

In entrambi paesi ci sono solamente cinque donne imprenditrici ogni dieci uomini, mentre negli Stati Uniti e in Canada, per esempio, ce ne sono otto ogni dieci.

Le donne imprenditrici considerano l’accesso al finanziamento come uno degli ostacoli principali alla creazione e alla crescita delle imprese. Tra i paesi europei, l’Italia e la Gran Bretagna sono quelli dove le donne imprenditrici fanno più fatica ad ottenere finanziamenti in tutte le fasi di sviluppo della loro impresa.

Sarà presente l’autrice del rapporto Roberta Rabellotti dell’Università di Pavia.

Presenzieranno alla tavola rotonda: Jill Morris, ambasciatrice britannica in Italia, Antonella Forlino, pro-rettore all’Internazionalizzazione dell’Università di Pavia.

Interverranno Francesco Caracciolo, direttore Confindustria Pavia e Maurizia Iachino, presidente Fuori Quota e Senior Advisor Key2People.

Modererà il dibattito Maria Silvia Sacchi giornalista del “Corriere della Sera”.

Le imprese italiane fanno ricorso maggiormente al credito bancario mentre quelle britanniche si finanziano prevalentemente sul mercato equity.

In Gran Bretagna ci sono alcuni fondi di venture capital e gruppi di business angel dove una maggiore presenza femminile tra gli investitori prova a contrastare la discriminazione a cui sono normalmente soggette le imprese fondate e gestite da donne. In Italia, esistono alcune recenti esperienze nella stessa direzione.

Sia in Italia che in Gran Bretagna c’è un’ampia offerta di programmi pubblici e privati di formazione, servizi e finanziamenti rivolti alle donne imprenditrici. Tuttavia questi programmi hanno spesso uno scopo limitato e tendono ad essere frammentati e quindi si dovrebbe fare molto di più per ridurre il gender gap che esiste nell’attività imprenditoriale.

Il rapporto conclude affermando che sono necessari interventi di policy per aiutare l’accesso delle donne al credito strutturati su tre livelli: internazionale, nazionale e quello delle buone pratiche all’interno delle banche e delle altre istituzioni finanziarie.

 

In allegato il programma completo: Programma

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