Il ciclo degli “Incontri d’arte” nel Museo di Archeologia dell’Università di Pavia, a cura di Paolo Campiglio, ricercatore di Storia dell’arte contemporanea del Dipartimento di Studi Umanistici, e della dott.ssa Anna Letizia Magrassi Matricardi, curatrice del Museo di Archeologia, ricomincia dopo la pausa estiva con un protagonista della scultura italiana, Sergio Alberti (Pavia 1944), maestro che da anni conduce una ricerca sulle possibilità della forma scultorea, sulla resistenza dell’invenzione plastica in un dialogo continuo con la storia, il territorio, i materiali dell’uomo, esprimendo nelle sue ipotesi, tra affermazione del volume e dichiarazione dell’ anti-volume, la dimensione esistenziale che ci trattiene al limite di una soglia tra l’essere e il divenire.
Riflette Alberti: “ Non parto mai da un progetto, ma dalla visione di un territorio da indagare. Una scultura nasce da un processo plastico continuamente attivo, avviato da un’idea ma dominato dalla materia che, carica di energie segrete, propone puntualmente un dialogo frammentario da indagare nei molti contesti spaziali per la verifica dei risultati formali e del loro senso”.
In dialogo con lo spazio storico del Museo di Archeologia dell’Università di Pavia e con le differenti “materie” che connotano i pezzi storici conservati, Alberti espone tre opere emblematiche del suo percorso artistico ormai maturo, ma sempre suscettibile di nuove e inedite possibilità di relazione.
Pagine, 2016 (sotto) è un’opera in terracotta e acciaio inox (49 x 40,5 x 8,5 cm) che potrebbe porsi in rapporto con la serie delle teste votive etrusche del piccolo ma prezioso Museo o con altri reperti in argilla, come a ribadire che la terra è alle origini della storia dell’uomo, ma spetta a noi saperne cogliere le infinite possibilità e i legami, anche apparentemente stridenti, con il senso contemporaneo dell’esistenza: da una sorta di “carotaggio” effettuato dal suolo, metaforicamente l’artista dà vita all’aspra terracotta che diviene un frammento di paesaggio in dialogo con algide superfici in acciaio, luminose e fredde: i termini della passione e del pensiero razionale, della storia e del progresso, l’osservazione lenta della materia e la dinamicità a cui siamo chiamati continuamente a rispondere sono solo alcune delle tensioni che l’opera dell’artista evoca.
Traccia vegetale interrotta, 2013 (sotto) è una scultura che coniuga il bronzo e l’acciaio inox (203 x 32 x 32 cm), unendo due leghe quasi antitetiche, il ruvido bronzo ad alludere a un elemento naturale e l’acciaio che siamo abituati a vedere e toccare associato a una forma contemporanea, a un qualunque mobile di design. Nel contesto del Museo l’opera si pone in dialogo con lo spazio verticale della lanterna settecentesca, offrendo anche un’ipotesi di lettura “a stele”, che rimanda a una continua intertestualità tra i linguaggi, quello scritto, e quello visivo, come una partitura di cui l’artista non intende proporre un’interpretazione univoca, ma che lascia aperta a inedite letture.
Con Pagina, 2007 (sotto) in bronzo (97 x 75 x 27 cm) si compie un percorso sulla luce dovuta ai riflessi della materia e alla sua incontestabile presenza come affermazione e negazione del processo plastico. L’opera esprime uno dei tanti “paesaggi” metaforici immaginati dall’artista che impiega veri e propri frammenti di materia, tagliando e separando, scomponendo e infine ricomponendo la forma in continua oscillazione ed equilibrio.
Sergio Alberti è nato a Pavia nel 1944, dove vive e lavora. Si è formato all’Accademia di Brera dove ha studiato alla scuola di Francesco Messina e Marino Marini. Dopo un inizio in cui sente il tema figurale come urgenza espressiva, dal 1976 si libera dal concetto di rappresentazione e approda alla poetica del frammento, una ricerca tuttora viva e suscettibile di nuove ipotesi.
L’inaugurazione si terrà sabato 27 ottobre 2018, alle ore 17:30.