Da Pavia, dove ha studiato, a Betlemme. È il progetto che ha portato la dottoressa Veronica Capelli al Caritas Baby Hospital. “Io, prima o poi, qui ci torno” si era detta lasciando l’ospedale pediatrico di Betlemme. Era il 2012 e c’era da finire l’università e completare gli studi in medicina, ma quella promessa Veronica l’ha mantenuta e ora è tornata davvero a Betlemme per lavorare in quell’ospedale che tanto l’aveva colpita e appassionata.

“Nel 2012 – racconta la giovane dottoressa – ho fatto un pellegrinaggio in Terra Santa con alcuni amici di Lecco e abbiamo avuto la possibilità di visitare il CBH. Fin da subito ho capito che per me sarebbe stato un luogo particolare, di quelli che ti rubano il cuore”. Tornata in Italia dopo il viaggio, si è laureata in Medicina all’Università di Pavia con 110 e lode con il sogno di specializzarsi in pediatria. Poi, a rendere possibile la sua esperienza nell’ospedale pediatrico di Betlemme una borsa di studio, legata al Fondo Cooperazione e Conoscenza gestito dal Servizio Relazioni Internazionali dell’Università di Pavia, che le permetterà di rimanere in Palestina fino a metà maggio. 

“Il Caritas Baby Hospital – spiega Luigi Vassanelli, presidente di “Aiuto Bambini Betlemme”, l’associazione internazionale che si occupa di far conoscere e sostenere il CBH – oggi è una struttura insostituibile in un’area in cui vivono circa 300mila bambini senza una reale possibilità di assistenza sanitaria. Per loro il Caritas rappresenta una vera oasi di salute e tranquillità in un territorio particolarmente difficile. In più, la possibilità di poter contare sulle capacità di questo giovane medico sono molto importanti per l’intera struttura”.

Le porte del Caritas Baby Hospital sono aperte ogni giorno, senza interruzione, dal 1952 per i bambini ammalati della Terra Santa e per le loro madri, indipendentemente dalla loro religione, etnia, disponibilità economica ed estrazione sociale. Ogni anno passano dal poliambulatorio del CBH, migliaia di bambini: l’anno scorso sono stati visitati oltre 46mila bambini. Negli 82 letti dei reparti sono stati ricoverati e accolti quasi 5mila piccoli degenti, mentre sono state complessivamente più di 12.300 le notti in cui sono state accolte le madri.

In questi mesi la dottoressa Capelli completerà un tirocinio nei diversi reparti e ambulatori dell’ospedale, “per avere un’esperienza che davvero si possa definire a tutto tondo – racconta – Inoltre, accanto all’ospedale si trova un orfanotrofio; l’idea è quella di prendersi cura anche di questi piccoli”.

I rapporti con l’Università di Pavia, ad ogni modo, non saranno interrotti. Gian Battista Parigi, professore di Chirurgia pediatrica, infatti già collabora con il Caritas e l’idea è quella di sviluppare tra i due ospedali un progetto di telemedicina. “L’idea – conferma la dottoressa Capelli – è quella di riprendere quel progetto di telemedicina già iniziato qualche anno fa. Si tratterebbe di realizzare lezioni interattive, tra il CBH e la Pediatria di Pavia, avvalendosi dei nuovi supporti informatici, a cadenza mensile/bisettimanale, riguardanti temi specifici. Sarebbe bello riuscire a integrare le conoscenze, discutendo di casi clinici particolarmente complessi per i quali il confronto è imprescindibile”.

Il Caritas Baby Hospital non gode di alcun sostegno pubblico. L’ospedale realizza le proprie attività e i propri progetti esclusivamente grazie a donazioni e all’impegno di privati, parrocchie e associazioni. “Aiuto Bambini Betlemme” è un’organizzazione umanitaria internazionale che, in Italia, ha la propria sede legale a Verona e la sede operativa a Bussolengo.

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