Dal 13 al 19 novembre 2017 le organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), lanciano un appello per una «Settimana mondiale per l’uso prudente di antibiotici» allo scopo di incrementare in tutto il mondo la sensibilità della popolazione, dei professionisti coinvolti e dei decisori politici al tema della resistenza agli antibiotici. In Europa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM) organizza il 18 novembre 2017 la «Giornata europea degli antibiotici» avente il medesimo scopo.

I batteri resistenti agli antibiotici costituiscono una minaccia per l’umanità che rischia di sprofondare in un «medioevo» della medicina in cui infezioni e ferite comuni non saranno più curabili. Si tratta di un gravissimo problema per la sanità pubblica che porta a un’elevata morbidità e mortalità dei pazienti e costi più elevati. I superbatteri sono responsabili della morte di 25mila persone all’anno in Europa, ma gli esperti temono che il numero delle vittime di infezioni possa aumentare rapidamente. Si stima che nel 2050 una persona ogni tre secondi possa morire a causa di un’infezione multi resistente agli antibiotici.

Si tratta di un problema complesso che riguarda diversi ambiti, la medicina umana con la comunità e gli ospedali: reparti per acuti, strutture di lungodegenza riabilitativa, residenze sanitarie assistite per anziani, la medicina veterinaria con animali da compagnia e da allevamento, l’agricoltura e quindi l’ambiente, tutti settori interessati dall’uso degli antibiotici. In ambito ospedaliero e comunitario il consumo di antibiotici risulta più elevato nei paesi dell’Europa del Sud compresa l’Italia.

Per quanto riguarda l’Italia le infezioni correlate all’assistenza ospedaliera colpiscono ogni anno circa 284.100 pazienti causando circa 4.500-7.000 decessi. Ogni anno dal 7 al 10% dei pazienti ricoverati va incontro a un’infezione batterica multiresistente.

L’antibiotico resistenza può essere acquisita attraverso contatto diretto con gli animali soprattutto da parte di veterinari, allevatori, agricoltori, ma anche animali da compagnia possono rappresentare un serbatoio. L’utilizzo degli antibiotici interessa anche altri settori quali l’agricoltura delle piante e l’acquacoltura. L’acquacoltura è un settore in espansione soprattutto nei paesi del sud est asiatico, principali allevatori di molluschi, gamberetti, ma anche in Cile tra i principali produttori di salmoni; l’utilizzo degli antibiotici aumenta la pressione selettiva nell’ambiente acquatico, facilita il trasferimento dei determinanti di resistenza tra i batteri acquatici, inclusi i patogeni dell’uomo e dei pesci e residui di antibiotico permangono in pesci e molluschi. Pertanto microrganismi antibiotico resistenti e geni di resistenza entrano nella catena alimentare attraverso il cibo, prodotti animali e vegetali, che possono provocare nell’uomo malattie infettive come Salmonellosi e Campilobatteriosi, le due principali zoonosi diffuse in Europa.

L’uso improprio o eccessivo degli antibiotici nelle diverse attività antropiche, ma anche lo smaltimento scorretto delle molecole non utilizzate, le modalità con le quali sono escrete dall’organismo attraverso feci e urine (metabolismo incompleto) determinano la contaminazione delle acque sotterranee e superficiali e del suolo, quindi dell’ambiente. I batteri ambientali fungono pertanto da serbatoio di determinanti di resistenza che potrebbero essere acquisiti per trasferimento genico orizzontale dai microrganismi commensali e/o patogeni per gli uomini e gli animali. In particolare gli impianti di depurazione sembrerebbero essere degli hot spot per lo scambio orizzontale dei determinanti di resistenza perché caratterizzati da un’elevata carica batterica, elevate temperature, presenza di nutrimenti e ossigeno.

Presso l’Università di Pavia il problema dell’antibiotico resistenza è stato affrontato e approfondito dal gruppo dell’Unità di Microbiologia e Microbiologia Clinica del Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche, diretto dalla prof.ssa Laura Pagani, con l’approccio “One Health”, adottato dalla UE e che include una serie di misure, tra cui le linee guida per la prevenzione delle infezioni e l’uso prudente degli antibiotici, l’adozione delle nuove direttive sui medicinali veterinari e mangimi medicati, la promozione della ricerca di nuovi antibiotici e di test diagnostici rapidi per identificare le infezioni batteriche. “One Health” riconosce che la salute degli esseri umani è legata alla salute degli animali e dell’ambiente.

In modo particolarmente interessante da uno studio condotto nel 2014-2015 è emerso il ritrovamento di batteri multiresistenti quali Klebsiella pneumoniae produttore di KPC, enterobatteri produttori di ESbL, Escherichia coli mcr-1.2, i superbatteri o bad bugs oggi più temibili, nelle acque di un pozzo, di un depuratore e di un torrente, si tratta del primo ritrovamento in Italia a livello ambientale. Gli stessi batteri erano stati isolati, nel corso di studi precedenti, da pazienti comunitari che vivevano nello stesso territorio, ma anche da pazienti ospedalizzati. Vi è quindi, la necessità di sviluppare sistemi di sorveglianza immediati a livello locale, per combattere questa grave minaccia che finora è stata sottovalutata. I batteri «cattivi» hanno bisogno di nuovi ed efficaci antibiotici.

Concludendo la resistenza si è diffusa ampiamente. Per comprendere meglio la diffusione di ARB e ARG nell’ambiente e il rischio di trasmissione negli esseri umani, si sta pensando alla creazione di database che combinano i dati di microrganismi ambientali e clinici e di test standardizzati per i campioni ambientali. Nello stesso tempo le case farmaceutiche stanno studiando nuovi target per gli antibiotici.

Combattiamo tutti insieme l’antibiotico-resistenza, ognuno è responsabile. Tutti (pazienti, genitori, ecc.) possono contribuire a proteggere gli antibiotici e a preservare la loro funzione:

  • Assumendo gli antibiotici per il solo trattamento delle infezioni batteriche.
    Gli antibiotici, infatti, non curano le malattie virali, quali raffreddore, influenza e altre affezioni virali dell’apparato respiratorio e il loro utilizzo non ha alcun effetto e può accelerare la comparsa e la diffusione di batteri resistenti.
  • Consultando il medico di famiglia o i pediatri prima di assumere gli antibiotici, individuando insieme a loro percorsi diagnostico-terapeutici che ne riducano l’uso improprio.
  • Assumendo gli antibiotici in modo responsabile, seguendo i consigli del medico in termini di dosaggio e durata.
  • Evitando l’auto-medicazione (uso di antibiotici residui dai trattamenti precedenti o ottenuti senza prescrizione medica).
  • Rivolgendosi al farmacista per lo smaltimento di dosi antibiotiche in eccesso rispetto a quanto prescritto (ad es. Compresse, capsule a base di gel).
  • Riducendo le infezioni batteriche, attraverso buone pratiche e gesti banali, ma non scontati, come l’igiene delle mani.
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