Nell’ambito del ciclo “I Giovedì del Collegio Cairoli”, il 16 aprile 2015 alle ore 18.00, nell’Aula Magna del Collegio (Piazza Cairoli, Pavia), si terrà la conferenza sul tema “Telefoni cellulari e tumori: l’evidenza che c’è (e quella che non c’è)”. Relatore il Prof. Rodolfo Saracci, Senior Visiting Scientist, International Agency for Research on Cancer, Lyon, Francia.

L’interesse per la domanda «Possono i telefoni cellulari causare tumori?» è sostenuto in parte da ragioni di curiosità scientifica e in parte molto più grande, e senz’altro dominante, da ragioni di sanità pubblica, tenuto conto dell’universalità dell’uso dei cellulari. Attualmente ve ne sono circa sei miliardi nel mondo e l’utilizzo comincia non raramente a età precoci. L’evidenza disponibile fino al 2011 sul rapporto tra esposizione allo spettro di radiofrequenze emesse dai cellulari e tumori, essenzialmente cerebrali, è stata sintetizzata da un gruppo di lavoro internazionale della International Agency for Research on Cancer, che ha classificato tali radiofrequenze come «possibilmente cancerogene». La valutazione è stata largamente criticata da un lato da chi ritiene che esista invece una chiara evidenza di carcinogenicità e dall’altro da chi giudica l’evidenza come debolissima o praticamente inesistente. La valutazione della IARC poggiava essenzialmente sui risultati degli studi epidemiologici, in assenza di dati sperimentali decisivi. Studi successivi al 2011, che verranno discussi, non hanno finora spostato il grado di incertezza insito nella classificazione «possibilmente cancerogene». All’orizzonte del medio termine sono attesi i risultati di due studi internazionali, Cosmos negli adulti e Mobi-kids nei bambini, mentre continua in vari paesi il monitoraggio della frequenza dei tumori cerebrali. L’epidemiologia presenta rispetto agli studi sperimentali di laboratorio il grande vantaggio di fornire risposte direttamente pertinenti alla popolazione umana, evitando estrapolazioni ‘sistema sperimentale-uomo’. Presenta al tempo spesso due inconvenienti: può solo constatare effetti patologici se questi si sono già verificati e la sensibilità degli studi di osservazione diventa problematica quando si tratta di evidenziare piccoli incrementi di rischio (che per quanto piccoli possono essere rilevanti per la popolazione se il fattore di rischio ha una grande diffusione). Il caso dei telefoni cellulari è per molti aspetti emblematico delle caratteristiche, utilità e limiti della ricerca epidemiologica come strumento di indagine eziologica orientato alla sanità pubblica.

1.Samet JM, Straif K, Schüz J, Saracci R. The authors respond.Epidemiology 2014 ; 25: 618

2.Samet JM, Straif K, Schüz J, Saracci R. Commentary: mobile phones and cancer: next steps after the 2011 IARC review. Epidemiology 2014; 25: 23-27

3.Saracci R. Electromagnetic fields from wireless phones declared “possibly carcinogenic”. Epidemiol.Prev. 2011; 35: 171-172

4.Saracci R, Samet J. Call me on my mobile phone…or better not? A look at the INTERPHONE study results. Int J Epidemiol 2010; 39: 695-698 [erratum: Int J Epidemiol 2010 ; 39: 1404]

5.Saracci R, Pearce N. Commentary: Observational studies may conceal a weakly elevated risk under the appearance of consistently reduced risks. Int J Epidemiol 2008; 37 : 1313-1315.

Rodolfo Saracci, allievo del Collegio Cairoli (1954-1960, ‘decano’ nel 1959-60), laureato in Medicina e Chirurgia (Pavia,1960), specializzato in Medicina Interna(Pisa,1966), libero docente in Biometria e Statistica Medica(1970), è stato successivamente Direttore di ricerca in epidemiologia nell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR a Pisa e dal 1976 ha condotto la sua attività a Lione presso l’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’istituzione specializzata nella ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: è stato direttore dell’Unità di Epidemiologia Analitica, ha presieduto per più di venti anni il Comitato di Etica ed è attualmente Senior Visiting Scientist. Ha fondato e diretto dal 1988 al 2014 l’“European Educational Programme in Epidemiology”, scuola estiva internazionale di epidemiologia a Firenze. È autore di 228 pubblicazioni registrate in PubMed nel campo dei tumori in relazione a fattori ambientali, della metodologia epidemiologica e di aspetti etici in medicina e sanità pubblica. È stato fondatore dell’AIE – Associazione Italiana di Epidemiologia, presidente dell’Association des Épidemiologistes de Langue Française e Presidente dell’IEA, International Epidemiological Association. Nella speranza di rendere comprensibili I principi e la logica dell’epidemiologia fuori dall’ambito specialistico ha pubblicato nella collana ‘Very Short Introductions’ di Oxford University Press il ‘tascabile’ ‘Epidemiology’.

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