La prima analisi di DNA su larga scala degli antichi resti umani dal Vicino Oriente ha rivelato le identità genetiche e le dinamiche delle popolazioni dei primi agricoltori di tutto il mondo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature lo scorso 25 luglio, ha portato alla scoperta di tre popolazioni contadine geneticamente distinte che vivevano tra il Mediterraneo orientale e il Sudovest asiatico tra i 12mila e gli 8mila anni fa. I risultati, si legge nell’articolo, indicano «rivoluzionarie tecnologie agricole diffuse in tutta la regione».

Una ricerca innovativa che ha visto il contributo di Ornella Semino e di Antonio Torroni, docenti di genetica presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia: «Questo lavoro – hanno dichiarato – è una pietra miliare di grande importanza nel mettere insieme i pezzi del nostro passato, e siamo molto entusiasti di averne fatto parte.»

Le analisi condotte da un team internazionale di ricercatori (provenienti anche da Harvard e Cambridge) vanno dunque a modificare le informazioni attualmente conosciute circa il patrimonio genetico di chi vive oggi in Eurasia occidentale. La discendenza ora arriverebbe da quattro gruppi principali: cacciatori-raccoglitori dell’Europa occidentale, cacciatori-raccoglitori dell’Europa orientale e della steppa russa, i contadini dell’Iran e quelli del Levante.

Anche se i progressi tecnologici nel campo della genetica hanno permesso di scoprire migrazioni avvenute migliaia di anni fa, i ricercatori hanno avuto comunque difficoltà a studiare il DNA a causa del clima caldo della regione che ha degradato le ossa rinvenute. Il problema è stato superato con l’estrazione di materiale genetico dalle ossa dell’orecchio che possono infatti produrre fino a 100 volte più DNA di altre ossa del corpo.

AT

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